Sul palcoscenico parlamentare è debuttata ieri un’opera amara, dai tratti ironici. Il nome della pièce? “L’Italiano medio” (di cui qui si propone un’estrema sintesi).
A sipario ancora chiuso una voce narrante avvisa gli spettatori: “Signore e signori, benvenuti. Sta per iniziare lo spettacolo. Ghigliottina, schiaffi, lanci di monetine (di cioccolata s’intenda, d’altronde quelle vere è meglio tenerle in tasca!), gran confusione. Tra il caos starà a voi scovare il vero personaggio di questa storia. A voi gli attori!
L’apertura del sipario: Due personaggi avvolti nel buio confabulano tra loro: “Cazzo, questi ci vogliono fregare. Metteranno nel decreto sia l’abolizione dell’Imu, sia l’aumento di capitale di Bankitalia. Vedrai che deve passare per forza perché se dici agli italiani che devono pagare la seconda rata dell’Imu s’incazzano! E a quel punto passano entrambe le questioni e il gioco è fatto”. “Dobbiamo fare qualcosa”- chiude il secondo.
I atto: È la sera del 29 gennaio 2014. Sono le otto meno un quarto. La “Principessa” della camera Laura Boldrini, dopo le consultazioni con i rappresentanti del Parlamento, entra in alula e fa un annuncio scioccante: “Udite udite! Siete in troppi a parlare. E conosco anche le ragioni per cui avete scelto di prendere parola tutti e 163. So bene che volete solo perdere tempo ed evitare il voto. Ma di tempo non ne abbiamo e se non verrà approvato il decreto legge i nostri sudditi dovranno pagare la seconda rata dell’Imu ed io non lo permetterò. Applico la ghigliottina. Non potete più intervenire da adesso. E dichiaro aperto il voto sul decreto legge Imu/Bankitalia”.
II Atto: Grida, bagarre, monete di cioccolata piovono sulle teste dei parlamentari, spintoni. La fazione dei grillini, che si era opposta con forza al decreto legge inizia la sua protesta. Occupa i banchi della presidenza, insulta, scalpita. “La principessa è una dittatrice” –dicono. Il motivo della protesta non riguarda l’Imu, ma Bankitalia. Bankitalia è pubblica, ma ci sono azionisti privati, come banche e assicurazioni. Insomma con i soldi di Bankitalia (depositati lì negli anni) –ma pur sempre degli italiani- hanno deciso di finanziare banche private.
III atto: Il questore Pincopallino appartenente alla fazione di Scelta Civica si tuffa in mezzo ai tafferugli portati avanti dai grillini. Sta lì, fermo, poi ad un certo punto vede una grillina (la Lupo, scusate il gioco zoofilo) che si appresta a saltare su un banco e bam, le molla una specie di schiaffo che assomiglia ad una gomitata venuta male. La botta è stata forte. Anche se lui nega. Intanto il decreto è diventato legge. La principessa esce dall’aula dalla porta di dietro e l’aula rimane nel caos.
Chiusura: Un satiro danzante fa il suo ingresso sul palco vuoto. In mano ha un papiro. Poi lo getta, va a braccio: “Vi starete indignando ora, vero? Vedere trionfare il male, gli interessi privati su quelli pubblici, che tristezza! Nessuno di voi però ha considerato una cosa. E cioè che quelle stesse banche private contro cui si sono scaraventati i grillini, dovranno pagare le tasse allo Stato, il quale ogni anno –da questa tassazione- si ritroverà un tesoretto di 1,1 miliardo di euro. Ma lo scopo di questa rappresentazione non è sapere chi ha ragione o chi non ce l’ha (noi siamo solo attori, e portiamo in scena una riproduzione di ciò che accade). Volevamo piuttosto mettere al centro della storia un personaggio in particolare, il questore Pincopallino. Uno che con uno schiaffo riuscito male ha svelato tutta la sua debolezza. Uno che alla violenza di una protesta non sa fare altro che rispondere con altra violenza. Come fanno i forconi, come fanno gli ultras che si promettono botte negli stadi, come fanno gli inquilini di un palazzo dalla difficile convivenza, come fa (se vi pare) l’italiano medio.
Chiusura sipario.