Megacities
Quando pensiamo all’Australia normalmente pensiamo ad un grande paese-continente, ma praticamente disabitato. All’inizio del Novecento la grande isola nel pacifico aveva decine di milioni di ovini, ma solo 3,7 milioni di umani. Adesso siamo a 23 milioni, ma le previsioni vedono quota 40 entro la meta’ del ventunesimo secolo e probabilmente oltre 60 per la fine. Sempre pochi se consideriamo l’enormita’ del paese (il sesto al mondo per superficie), ma una sfida formidabile se ci rendiamo conto che le aree effettivamente abitabili sono assai limitate e praticamente tutte sulle coste a sud. Le aree meno aride e piu’ temperate.
L’Australia e’ infatti, nonostante la sua enorme potenza agricola, la nazione piu’ urbanizzata del mondo: il 90% della popolazione vive in aree urbane, il 65% nelle 5 maggiori citta’. Ma quando parliamo di Citta’ australiane e’ bene fare qualche precisazione: dimenticate il concetto di Citta’ cosi’ come e’ stato costruito nel corso dei secoli in Europa. Con un centro storico, le piazze e il municipio. Stiamo parlando di aree urbane dall’estensione enorme. Perth, per fare un esempio, e’ comodamente distesa su un area che copre 90 miglia quadrate. Londra ne copre 38. Attualmente ha 1.8 milioni di abitanti, ma l’afflusso impetuoso di immigrazione da ogni parte del pianeta e il tasso di natalita’ proprio di una societa’ che vede un futuro di fronte a se’ la porteranno presto a superare Brisbane come terza citta’ australiana, oltre quota 4 milioni.
Megacities a bassissima densita’, distese continue di Suburbs in cui villette mono-familiari si raggrumano attorno ad un grande centro commerciale, inframezzate da parchi e verde pubblico, spiagge e highways.
L’ Australian Urban Design Research Centre ha recentemente pubblicato un futuristico studio (“Made in Australia: The Future of Australian Megacities”, UWA Publishing 2013) sulle direzioni di sviluppo di queste megacities, la cui peculiarita’ sara’ proprio la enorme estensione, quando invece per Megalopoli si intendono agglomerati umani di decine di milioni di individui propri dell’Asia, dell’Africa o del Sud America.
La sfida sara’ enorme. Comportera’ stress colossali per i sistemi dei traporti, della fornitura di acqua e della produzione energetica, della distribuzione alimentare. Assisteremo con ogni probabilita’ ad aree urbane che cresceranno ulteriormente sia in superficie che in densita’: sempre meno villette e piu’ palazzi, condomini in stile europeo. Meno automobili e piu’ treni metropolitani. Tetti coperti di pannelli solari e depositi per la raccolta delle piogge. Tutti trend gia’ in atto e ben visibili. Gli autori dello studio arrivano perfino a suggerire la costruzione di tre nuove megacities, una al nord, un nel sud ovest e una nel sud est. Probabilmente si assistera’ invece ad una crescita dei centri attualmente minori, come Darwin, Geraldton, Newcastle e molti altri ed alla evoluzione dei loro collegamenti con le maggiori citta’ sia con strade che con un nuovo sviluppo dei sistemi ferroviari, anche ad alta velocita’. Una trasformazione che dovra’ unire per l’intera durata del secolo i vantaggi di una costante e robusta crescita demografica (ma assieme al suo progressivo invecchiamento) ed economica alla lenta fine dell’era dell’energia fossile, alla desertificazione avanzante e al declino delle rese agricole. Mica uno scherzo.