Le ArgonauticheNewton, la filosofia e la teoria degli stronzi

Basta fare un po’ mente locale e se ne trovano a bizzeffe, di stronzi. Quelli che saltano la fila o che ti danno il resto sbagliato, quelli che ti rubano il parcheggio per cui avevi messo la frecc...

Basta fare un po’ mente locale e se ne trovano a bizzeffe, di stronzi. Quelli che saltano la fila o che ti danno il resto sbagliato, quelli che ti rubano il parcheggio per cui avevi messo la freccia dieci minuti prima, l’impiegata delle Poste che decide di chiudere l’ufficio proprio quando finalmente è arrivato il tuo turno, il conducente d’autobus che fa finta di non vederti e passa dritto, il dirimpettaio che ti vede arrancare sotto la pioggia in cerca delle chiavi e ti sbatte il portone in faccia, il collega che cerca di farti fuori in ufficio, l’amico che ha un sorriso idiota quando tu gli stai raccontando che pensi che tua moglie ti tradisce (e poi scopri che è lo stesso con cui tua moglie effettivamente ti tradisce).

Gli stronzi sono dappertutto, a ben guardare. Ne è piena perfino la televisione e la letteratura: non è forse uno stronzo il Dr. House? E che dire di Homer Simpson nei confronti di Ned Flanders? Per non parlare di quelle stronze di Constance Dowling, Fanny Targioni Tozzetti e Charlize Theron che, rispettivamente, hanno pensato bene di non cedere alle lusinghe di personaggi del calibro di Cesare Pavese, Giacomo Leopardi e del sottoscritto. Che stronze.

Compito della scienza è quello però di partire dai casi particolari e cercare di astrarre una legge di tipo più generale: si può applicare il metodo scientifico anche al caso degli stronzi? Può esistere cioè una valida “teoria dello stronzo”? Sembra di sì, almeno a stare a sentire due insigni filosofi contemporanei quali Aaron James* e Harry Frankfurt**.

Un vero stronzo ha tre caratteristiche fondamentali: si arroga privilegi non suoi, agisce sulla base di un radicato (e spesso infondato) senso di superiorità ed è immune a tutte le possibili lamentele. La base della teoria è dunque di natura morale, sulle tracce di Rousseau e Kant tanto per capirci, ma per farla semplice: gli stronzi rifiutano sempre e comunque di considerare gli altri come loro pari.

C’è poi un’altra categoria, molto più raffinata: quella degli stronzi camuffati da non-sono-stronzo, specie meno diffusa perchè richiede indubbiamente un’intelligenza più acuta. Newton, ad esempio, era uno di loro.

La sua famosa frase “Se ho visto più lontano è perché stavo sulle spalle di giganti” viene spesso presentata come un modello di quella generosità e umiltà che gli scienziati dovrebbero sempre avere nei confronti di chi li ha preceduti. Lui però scrisse quella frase in risposta a una lettera di tale Robert Hooke, che lo aveva accusato di avergli rubato le idee sulla teoria della gravità. Il fatto è che Hooke era molto basso ed  affetto da una grave forma di scoliosi deformante, cosa di cui ovviamente Newton era a conoscenza. Quindi, dare del gigante a uno così è proprio da stronzi.

Va bene lo stronzo in sé, ma lo stronzo in me? Per capire se rischiate di essere voi per primi degli stronzi, basta chiedervi se vi preoccupa l’idea che gli altri possano considerarvi tali. Se la risposta è “no”, allora lo siete a tutti gli effetti. Se però vi siete comportati da stronzi con gli altri e vi è dispiaciuto, allora significa che lo siete meno di quello che credete. In altre parole, avete ampi margini di peggioramento.

Per vivere meglio potrebbe dunque essere utile dotarsi di un radar antistronzi, ma non risulta ne sia stato mai brevettato uno. Pare però che, seguendo leggi empiriche mai formalizzate, i baristi e i camerieri di lungo corso siano in grado di individuarli molto più rapidamente di chiunque altro: dall’andatura, dallo sguardo, dal modo di appoggiarsi al bancone e di andare alla cassa. Un buon metodo per rimanere immuni agli stronzi potrebbe quindi essere quello di andare più spesso al bar o, come diceva Wiltold Gombrowicz, non farsi ossessionare dal timore di essere stati fatti fessi da uno stronzo qualsiasi: “Ma che te ne importa, o fesso, di sapere se parlo in modo ‘falso’ o ‘sincero’? Che cosa c’entra con la giustezza o meno delle opinioni che esprimo? Posso benissimo pronunciare ‘falsamente’ la più profonda verità, oppure buttare lì ‘con franchezza’ una cretinata grossa come una casa. Impara a valutare le idee indipendentemente da chi le dice e dal modo in cui le dice”.

Se questo è vero, non far notare agli altri di essere dei fessi, sarebbe proprio da stronzi.

ps. questo pezzo è nato da una chiacchierata fatta con un amico, a seguito di un libro regalatomi proprio lui. Amico che volontariamente non ho intenzione di citare, sebbene me lo abbia esplicitamente richiesto. Che stronzo.

________________________

*Stronzi, edito dalla Rizzoli nel 2013

** Stronzate, sempre edito dalla Rizzoli nel 2005 (Rizzoli che a questo punto dimostra di avere un certo debole)

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter