Asia FilesOscar, la prima opportunità per la Cambogia

La nomination all'Oscar per The missing picture è la prima per il regista Rithy Panh e la prima per il cinema cambogiano. Il documentario, racconto della vita del Panh ai tempi del regime dei Khmer...

La nomination all’Oscar per The missing picture è la prima per il regista Rithy Panh e la prima per il cinema cambogiano. Il documentario, racconto della vita del Panh ai tempi del regime dei Khmer Rossi, si contenderà la statuetta come miglior film in lingua straniera con La grande bellezza di Paolo Sorrentino, il belga Una storia d’amore di Felix Van Groeningen, il danese Il sospetto di Thomas Vinterberg,  il palestinese Omar di Hany Abu-Assad.  “Sono felice per me e sono felice anche per la Cambogia”, ha detto Panh contattato dal Phnom Penh Post dopo aver ricevuto la notizia con un sms da un amico. “È un buon momento per tutti noi. Abbiamo molti problemi e qualche buona notizia come questa può far bene al Paese”.

La Cambogia è oggi al centro di uno stallo diplomatico, con l’opposizione che contesta il risultato delle elezioni dello scorso luglio e la vittoria del primo ministro, Hun Sen, al potere da oltre un quarto di secolo, e reduce due settimane fa dalla repressione della protesta degli operai tessili, per salari più alti. Il bilancio degli scontri è stato di almeno 4 morti, in quella che l’organizzazione Lichado ha definito la più grave violazione dei diritti umani in Cambogia negli ultimi 15 anni.

Il progetto parte da  una ricerca sulla propaganda durante gli anni del potere di Pol Pot e compagni, L’immagine mancante mischia pertanto vecchi filmati del regime, mischiati a statuette di creta, immobili, con i quali il regista, appena adolescente quando il 17 aprile 1975 i Khmer rossi presero Phnom Penh, mette in scena il tempo trascorso nei campi. L’ennesimo lavoro sul tema per un artista che si è contraddistinto come un regista della memoria.

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In una video intervista al Phnom Penh Post, il regista si è augurato che il film sia proiettato nelle scuole. Durante la campagna elettorale della scorsa estate è emerso  un certo disinteresse delle giovani generazioni per il quanto successo durante il regime, nonostante proprio per quest’anno sia atteso il verdetto del processo per crimini di guerra e genocidio contro due degli ex maggiorenti dei Khmer rossi, Nuon Chea, 87enne ideologo del regime noto come il “fratello numero 2”, e Khieu Samphan, 82enne ex capo di Stato dell’allora Kampuchea democratica.
 

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