Roberto Maroni: …Cataluña tiene una ventaja respecto a Lombardía, y es que tiene una fuerte identidad, que es fundamentalmente la lengua. La Lombardía no tiene una lengua propia. Hemos hablado de esto y me ha ilustrado de la vía que ha iniciado.
El Paìs: ¿Le gustaría que Lombardía siguiera la misma vía y hacer un referéndum?
Roberto Maroni Me gustaría que un día pudiéramos hacer la misma vía. El problema, insisto, es que no tenemos un elemento unificador como es la lengua catalana.
Roberto Maroni: …la Catalogna ha un vantaggio rispetto alla Lombardia, ovvero ha una forte identità, che è fondalmentalmente la lingua. La Lombardia non ha una propria lingua. Oggi abbiamo parlato di questo e mi ha spiegato della via che ha intrapreso.
El Paìs: Le piacerebbe che la Lombardia seguisse la stessa via e tenesse un referendum?
Roberto Maroni: Mi piacerebbe che un giorno potessimo intraprendere la stessa via. Il problema, insisto, è che non abbiamo un elemento unificatore come è la lingua catalana.
Queste le dichiarazioni del Presidente di Regione Lombardia, Roberto Maroni, al principale quotidiano spagnolo. Dalle sue parole, quindi, si evince che un referendum sull’indipendenza della Lombardia sarebbe impossibile a causa dell’inesistenza di un collante identitario, quale potrebbe essere la lingua comune. Nulla di più sbagliato, per i seguenti motivi:
1) Per quanto la riscoperta del catalano (brutalmente soffocato dal regime di Franco) sia un processo fondamentale per la rinascita della coscienza catalana, non è necessariamente detto che non si possa avere un referendum sull’autodeterminazione prima del raggiungimento del bilinguismo “lingua madre – lingua statale”: in Scozia, infatti, la lingua correntemente parlata è l’inglese e la diffusione del gaelico scozzese non è al pari del catalano in Catalogna. Si può benissimo ripercorrere la via irlandese, ovvero riprendendo la lingua locale dopo aver raggiunto la completa indipendenza.
2) La lingua lombarda esiste, almeno quanto esiste quella veneta citata dallo stesso Maroni come elemento di accomunanza con il catalano in Catalogna: ” El Véneto sí está haciendo algo similar a Cataluña, tiene más similitudes”. Che vi siano differenze tra il parlato di Vares, di Lecch, di Bressa e di Berghem è pacifico e al di fuori di qualsiasi discussione, lo è meno però il credere che in Catalogna si parli ovunque lo stesso tipo di catalano, o che in Veneto ci sia una lingua completamente uniforme da Verona a Venezia. Una lingua è formata da varianti, non è un monolite standard immodificabile (a meno che non sia artificiale); proprio su questo blog abbiamo pubblicato lo scritto di Marc Tamburell, dell’Università di Bangor (Galles) in cui venivano messe a confronto la lingua lombarda e quella catalana, e che riportiamo di seguito: http://www.linkiesta.it/blogs/lombardia-next-state-europe/lingua-lombarda-e-lingua-catalana-un-paragone
Se la lingua lombarda è nel 2014 ancora in questo stato, il demerito è da attribuire non solo allo Stato italiano che la ignora bellamente o la ostacola (ha del resto tutto l’interesse a farlo), ma anche di chi si ergeva a paladino della stessa in campagna elettorale per poi non fare nulla nelle sedi apposite. In questa e nella scorsa legislatura, l’assessorato alle Culture, Identità e Autonomie della Lombardia risulta essere ricoperto da un aderente al partito Lega Nord (Massimo Zanello prima e Cristina Cappellini poi) a parole sempre in prima linea per la difesa dell’identità lombarda. Di una legge regionale volta a tutelare la lingua lombarda se ne parlava anche durante la scorsa legislatura, eppure non è mai emerso nulla in tal senso; quanto dobbiamo aspettare prima di avere un benché minimo riconoscimento, fondato su basi linguistiche riconosciute a livello internazionale (come la catalogazione UNESCO, per esempio)? Certamente il lavoro non è semplice, ma è possibile che alla fine non si arrivi mai al nulla?
Lanciamo quindi un appello all’Assessore Cappellini, pregandola di non recepirlo come tentativo di mera polemica politica, ponendole le seguenti domande:
- A che punto si trova la legge regionale di riconoscimento / salvaguardia della lingua lombarda?
- Da chi è stata redatta?
- Perché la stesura della stessa non è stata adeguatamente pubblicizzata alla cittadinanza lombarda, rendendola così patrimonio di tutti e non solo del partito che la propone?
- Entro quando, quindi, potremo contare almeno su un riconoscimento regionale?
Per ora ci fermiamo a questo appello, speranzosi di ricevere risposte nel breve periodo.