Quando Steve Harmann, il direttore della BBC Online, ha letto i dati di dicembre sulle modalità di consumo delle notizie non ha avuto più alcun dubbio. Era finalmente arrivato il tempo di lanciare sul mercato una nuova app che mettesse al centro proprio il consumo in mobilità dell’informazione. Secondo i dati in suo possesso, infatti, per la prima volta il consumo di news via mobile e via tablet aveva superato quello via desktop. E così, solo qualche giorno fa, la BBC ha presentato Instafax, un servizio di video news pensato per gli instagrammer. Tre video al giorno da 15 secondi ciascuno per riassumere la giornata in poco meno di un minuto. Si tratta ancora di un progetto in fase di trial, ma gli inglesi scommettono sul suo successo. Cambiano le modalità di consumo, sostiene Harmann, perciò “dobbiamo innovare e trovare nuovi modi di raggiungere le nostre audience”.
Ma la BBC non è la sola impegnata nella sfida. Secondo alcune fonti, anche Facebook sarebbe al lavoro per lanciare entro fine mese una nuova app per leggere e condividere notizie in modalità mobile. Si tratta di un progetto che vede impegnati ingegneri e sviluppatori già da qualche tempo, si chiamerebbe Paper e avrebbe molto similitudini con Flipboard. Tuttavia Jessie Baker, portavoce di Facebook, non conferma né smentisce limitandosi a un no comment “su rumors e speculazioni”.
E mentre Arianna Huffington, fedele al progetto originario dell’Huffpost che prevedeva che i suoi blogger fossero personaggi di spicco dell’elité, presenterà tra il 22 e il 24 gennaio al World Economic Forum di Davos il World Post scritto proprio dalle elitè mondiali per le elité mondiali, ecco che c’è chi invece un’audience cerca di crearsela ex novo e il più estesa possibile.
Si tratta di The News Hub ed è una piattaforma che dovrebbe essere lanciata nei prossimi mesi con l’obiettivo di offrire contenuti gratuiti, pagare i giornalisti e fare profitto. Come? L’ideatore del progetto, il giornalista inglese William Stolerman, dichiara che il suo obiettivo è fidelizzare i lettori al dibattito. In questo modo, ciascun lettore potrà legarsi a un numero specifico di giornalisti che verranno retribuiti in base al livello di engagement ottenuto. Un po’ come già avviene per Forbes, ricorda il sito Journalism.co.uk.
Intanto proprio l’editore di Forbes rientra, secondo l’ultima ricerca condotta da Hexigrame e Spada, nel 62% degli editori americani che hanno già adottato forme di native advertising per sostenere i propri costi aziendali. Percentuale che gli esperti prevedono in crescita di ulteriori 16 punti percentuali entro la fine dell’anno. QUI, lo studio in forma integrale.