Ego politicoElezioni Sardegna: l’Italicum figlio del “Sardum”

La Sardegna andata al voto segnala che Cappellacci non è piaciuto ma che il centrosinistra non viene percepito come valida alternativa. Vince Pigliaru nonostante l'outsider Michela Murgia (10,3%) e...

La Sardegna andata al voto segnala che Cappellacci non è piaciuto ma che il centrosinistra non viene percepito come valida alternativa. Vince Pigliaru nonostante l’outsider Michela Murgia (10,3%) e grazie all’ex centrodestra Pili (5,73%). Il Pd vincitore prende meno voti del Pd perdente di Renato Soru (che fu osteggiato dal suo stesso partito come presidente) e questa è un’altra notizia. Quasi la metà dei sardi non è andata a votare e il 17 per cento dei voti non sarà rappresentato al Consiglio regionale sardo che ha vagliato una nuova legge elettorale a tre mesi dal voto. Un sistema democratico funzionante non modifica il proprio sistema elettorale a pochi mesi dal voto, come accadde nel 2005 quando si varò l’incostituzionale porcellum, proprio a garanzia di chi si deve presentare alle elezioni, specialmente se non rappresentato, per conoscere in tempo le modalità di candidatura e elezione.

Il nuovo sistema ha negato una rappresentanza a Michela Murgia, la cui coalizione si è attestata sotto il 10 per cento necessario per le coalizioni, e a Mauro Pili. Questo perché le soglie riguardano le coalizioni di liste e non  rispetto ai candidati come accade per la coalizione vincente. Già questa è una incongruenza tutta da spiegare, visto che è proprio il nome del candidato presidente ad accentrare la propria attenzione con questi modelli “presidenzialisti”, quindi i cittadini esprimono il loro consenso prima di tutto sul nome più conosciuto e poi eventualmente sulle liste collegate e i candidati consiglieri.

La Sardegna aveva già deciso, come altre regioni, di ridurre il numero dei consiglieri da 80 a 60. Per molti significa risparmio di denaro pubblico, forse però bisognerebbe concentrarsi sulla riduzione della rappresentanza e del pluralismo, oltre ad aumentare automaticamente il numero di voti per poter ambire ad ottenere un consigliere regionale.

Nel 2001 fecero una legge transitoria che innestò l’elezione diretta del presidente di regione e a dicembre 2013 viene modificato il sistema come spiega Wikipedia, eliminando la lista bloccata regionale a sostegno diretto del presidente che, purtroppo, è stata usata più per inserire persone dalla dubbia qualità politica che non esponenti utili al lavoro del presidente che godono però di scarsa popolarità o di capacità di raccogliere preferenze.

Il problema della nuova legge elettorale è che di fatto spinge al bipolarismo. La maggioranza viene garantita anche a un candidato che vince ottenendo solo il 25 per cento più uno dei voti, con un premio del 55 per cento dei voti. se invece supera il 40, come accaduto a Pigliaru, allora si arriva al 60 per cento. Questo sistema aiuta i partiti più piccoli che arrivano nella coalizione vincente, permettendo di ambire a un seggio anche con percentuali vicine all’uno per cento. La coalizione di centrodestra ha visto garantire un seggio anche a liste poco sopra il 2,5 per cento. Tutto questo grazie alla non rappresentanza di due opposizioni i cui candidati avevano raggiunto cifre ragguardevoli superando i 100mila voti. Se fosse stata garantita opposizione anche a costoro le liste più piccole nel centrodestra a sostegno di Cappellacci avrebbero dovuto raggiungere percentuali superiori.

Questo sistema elettorale permette un seggio a una forza politica dell’un per cento a sostegno del vincitore ma non di una lista che prende il triplo dei voti a sostegno di un candidato presidente che supera il 10 per cento.
Sarebbe quanto meno opportuno garantire il seggio al candidato presidente che raggiunge il 5 per cento visto che comunque è garantita la maggioranza a chi vince.

Spiegato tutto ciò va sottolineato come l’Italicum voluto da Renzi su pressione di Berlusconi assomigli per molti aspetti a quello che ora chiamerò “sardum”. Premio a chi vince, sbarramenti alti, diminuzione della rappresentanza delle opposizioni. Unica differenza a favore del Sardum è che permette a liste coalizzate con coalizioni che superano il 10 per cento di ottenere eletti anche sotto il 3 per cento, mentre per le liste della coalizione vincente anche con cifre minori.
Il punto debole è invece il premio di maggioranza per chi supera il 25 per cento. Estremizzando gli effetti è possibile più che raddoppiare i seggi rispetto ai voti reali presi, un eccesso figlio di quella ricerca di stabilità fino all’esagerazione e, a livello nazionale, fino alla incostituzionalità.

P.s.: un numero bassissimo di donne elette.

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