“Io guerre dentro non ne voglio più. Se c’è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, prende e va fuori dalle palle. (…) Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone il problema della democrazia nel Movimento va fuori”.
Queste le parole di Beppe Grillo in un video prima della campagna elettorale per il parlamento di febbraio 2013. Parole che tornano di attualità e che erano chiare. Se critichi la linea del Movimento non ne fai più parte: così è accaduto per i quattro senatori Battista, Bocchino, Campanella, Orellana. Con l’ultimo che rischiò di diventare il primo capogruppo al Senato per il Movimento 5 Stelle.
Quale la motivazione? Facciamo un passo indietro di qualche giorno.
Ci sono le consultazioni con il presidente della Repubblica, che i 5 stelle decidono di boicottare perché ritenute inutili, in quanto era già tutto deciso secondo loro e perché avevano richiesto la messa in stato di accusa nei confronti di Napolitano.
Successivamente ci sono le consultazioni con il presidente del Consiglio incaricato e l’intenzione era di non partecipare affatto. Nascono malumori tra alcuni parlamentari e si riuniscono per decidere sul da farsi. Improvvisamente dal blog di Grillo viene affermata la decisione di una votazione online sul consultarsi o meno con Renzi, con un orario diverso da quello standard ma sempre adeguato. Succede che l’esito del voto, per una manciata di voti, è a favore della consultazione.
Beppe Grillo quel giorno era a Sanremo: partecipò da spettatore all’Ariston e da protagonista per strada con una sorta di comizio/conferenza stampa che denunciava i mali della Rai.
Decide quindi di tornare in fretta a Roma per andare lui a parlare con Renzi. Cosa che non era obbligatoria quantomeno richiesta (ricordo che con Bersani e Letta andarono a parlare i parlamentari e solo con Napolitano andò anche Grillo ma senza streaming).
Sappiamo come Grillo abbia trasformato la consultazione in monologo e scontro ideale con Renzi. Molti nel Movimento sono convinti che ha fatto ciò che si aspettava chi ha votato sì alla consultazione. Non abbiamo certezza e mi chiedo: perché non averglielo chiesto sul web? Almeno avrebbero avuto la conferma democratica di come comportarsi.
I 4 senatori, perplessi più di una volta di alcune scelte, a questo punto hanno prodotto un comunicato congiunto in cui si criticava l’atteggiamento di Grillo (non il no alla fiducia a Renzi o il no ad allearsi con lui).
Sul blog di Grillo appare un post che sarebbe stato scritto da un iscritto di Genova in cui si attacca il “Fuoco amico” chiedendosi “quanto consenso hanno portato al M5S tutti insieme?”. Un colpo basso visto che proprio il sistema di voto online ha permesso con poche centinaia o poche decine di voti di far diventare questi attivisti dei parlamentari.
Successivamente arrivano dei post di Meet Up locali delle province di riferimento dei 4 in cui si lamenta la loro scarsa presenza. Su questo punto appare infine un post sul blog (che non riesco più a trovare da ieri) in cui la richiesta di espulsione verrà affrontata dai gruppi parlamentari congiunti e successivamente dal voto online. Il resto è cosa nota.
Ultimamente i 5 stelle hanno affermato che il problema era che boicottano con le loro critiche ai media il lavoro del Movimento, che non lasciavano i rimborsi (su alcuni il dubbio c’è visto che sul sito delle rendicontazioni, aggiornato a ottobre, mancano degli importi) e che complottavano con Civati e alcuni del Pd e di Sel.
Potremmo entrare nel merito di queste ultime accuse ma il problema è chiarirsi quale sia l’accusa e su quali regole se ne chiede l’espulsione (che accade anche negli altri partiti ma ne parlano poco o nulla). Qui l’accusa formale fu quella di presentarsi poco sul territorio..c’è una regola che prevede l’espulsione in questi casi?
C’è una regola che vieta di contestare l’atteggiamento di Grillo? C’è una regola che vieta di parlare o cenare con parlamentari di altri gruppi? L’unica cosa che è vietata tra queste dalle regole a 5 stelle, da quanto ne so, è il non rendicontare e il non restituire i rimborsi.
Se questa è la vera accusa alcuni verrebbero scagionati, altri forse incriminati (si fanno i nomi di Tacconi e Catalano tra gli attivisti). Se invece le ragioni sono le altre si tratta semplicemente di un atto arbitrario, avallato dagli iscritti online. Basterebbe avere regole più chiare, più rigide e incontrovertibili rispetto a un semplice non statuto e tutto sarebbe più semplice e comprensibile, a prescindere da come la si pensi.