Mentre il concetto di Italia mediana viene sbandierato in convegni ed incontri, un pò come quando si utilizza (o si utilizzava) la parola Europa per far sembrare tutto più moderno e inevitabile, senza però arricchirla di contenuti e senza renderne i cittadini veri protagonisti, così Italia mediana si avvia a diventare un nuovo paradosso politico di questi anni.
La conferma viene da quanto sta accadendo per le elezioni europee che avranno luogo tra meno di 100 giorni. Lazio, Umbria, Marche e Toscana, formano il collegio Italia Centrale. Un collegio che potrebbe diventare un incubatore di idee, un momento di scambio e confronto politico interessante per l’Italia mediana. Purtroppo i politici locali, concentrati da mesi sulle amministrative, vivono le elezioni europee come un intralcio, riducendo il dibattito a segreterie ristrette, promesse da mantenere a questa o quella corrente, notabili da sistemare e decisioni prese durante i pranzi in qualche trattoria romana.
Anche per queste elezioni europee dunque il rischio che una grande fetta dell’Italia Mediana – Umbria e Marche – non abbia una rappresentanza politica a Strasburgo è molto molto alto. Una fetta di territorio grande, che va dall’Adriatico alle porte di Roma, senza neanche un rappresentante. Nelle scorse elezioni dei 73 eurodeputati italiani nessuno proveniva da queste due regioni.
Colpa del caso o dell’Europa? Nessuna delle due. Il primo responsabile di questa situazione è la legge elettorale delle europee, non casuale e devastante per chi pensa di voler eleggere un deputato senza il placet di Roma. Una legge che sembra una sorta di porcellum all’europea, fatta dal Parlamento italiano 5 anni fa. Secondo responsabile: la classe politica italiana, locale e non. Dibattito inesistente se si tralasciano gli attacchi agli anti-euro, più di facciata che altro. Amministrative che coincidono nello stesso giorno a rubare la scena e una classe politica che a tre mesi dalle elezioni non ha ancora deciso nulla, neanche la riconferma o meno di un Eurodeputato (ufficialmente, s’intende).
Dal 26 maggio l’Umbria rischia di essere ancora orfana di europarlamentari, unitamente alle Marche, nonostante contino insieme (dati 2009) circa 2 milioni e 300 mila abitanti. A tutto vantaggio di altre regioni o aree, che invece hanno avuto fin troppi rappresentanti. Il Lazio con 5 milioni e 100 mila elettori le scorse elezioni ha eletto ben 10 eurodeputati: De Angelis, Costa, Gualtieri, Milana e Sassoli (nato a Firenze come Silvia Costa ma residenti a Roma) per il Pd. Angelilli, Antoniozzi, Pallone, Salatto e Scurria per il fu Pdl. La Toscana addirittura 5 con 3 milioni 497 mila elettori: Domenici (Pd), Bartolozzi (Pdl), Casini (Udc), Rinaldi (Idv) e Morganti (Lega). Tutti con capacità e meriti superiori agli umbro-marchigiani? Non scherziamo.
Umbria e Marche, come si diceva (area oggi di 2.465.000 abitanti) restano alla finestra. E vista la poca attenzione dei media, le telefonate che da qualche mese sono partite da qualche furbacchiona segreteria di Roma verso i cellulari di notabili e politici locali per mettere bandierine per questo o quel candidato il gioco sembra quasi fatto. All’insaputa di tutti, e dell’Italia mediana, sbandierata in convegni e conferenze, ma che alla prova dei fatti è stata accantonata.