Gli amici italiani in visita, ma anche molti compatrioti che abitano a Londra da tanti anni, sono sempre stupiti dal fatto che molti dei musei inglesi sono gratis. O presunti tali. Perche’ l’occhio del visitatore evita con uno slalom psicochimico la vista di grandi calderoni in plexiglass distribuiti in varie postazioni ben visibili, lungo il percorso museale, dove si chiede un contributo all’istituzione od a specifici progetti. Sono spesso colorati questi contenitori, con luci, ed una maniera anglosassone e discreta per chiedere soldi. Non c’e’ coercizione diretta e uno puo’ vivere a Londra anche venti anni, pensando, ogni volta che solca la soglia del British Museum, quanto sia stupendo un posto dove la cultura non ti viene fatta pagare. In realta’ non e’ cosi’. Si tratta di una maniera diversa, forse insolita, con la quale concepire la responsabilita’ individuale rispetto alla cosa pubblica, a quello che appartiene a tutti. E per il quale si rimanda al singolo la diretta consapevolezza di quanto quell’istituzione, che sia una scuola, un museo, un ospedale, sia importante per lui, ovvero, quanto si senta la persona parte della societa’ stessa, quella societa’ silenziosa ma operosa, che sa che deve darsi da fare non solo per le cose che gli interessano direttamente, per comprarsi abiti e vacanze in Spagna, ma per permettere ad altri di avere una buona qualita’ della vita, di poter usufruire di musei ben tenuti.
Ed una societa’ non dovrebbe essere mai misurata per quello che ti da’ a gratis, ma per quello che tu sei disposto a donare, a dare tu, senza aspettarti qualcosa in cambio, che non sia l’estensione di quel servizio di cui usufruisci ad altri. Si impara, nei corsi di economia, che non esiste un pasto gratis, mai, che non esiste una forma di gratuita’ che nasca dal nulla, senza un costo, una fatica. Si vive in comunita’ per assicurarci un futuro, un rifugio, soprattutto per le nostre future generazioni e l’educazione, la cultura, l’ordine e la sanita’ sono le componenti principali di questo patto sociale, sono il linguaggio di quella solidarieta’ intergenerazionale che Marx credeva fosse l’ultima barriera da abbattere per il comunismo, il paradigma Hegeliano dell’arretratezza delle masse e della necessita’ di individualismi idealisti per far sviluppare l’umanita’.
Ma, mi diranno gli amici di cui sopra, ci sono le tasse, dirette ed indirette. Eppur non basta, rispondo. Per quello ci sono i salvadanai agli ingressi dei musei inglesi, perche’, oltre alla responsabilita’ di utilizzazione di un bene, di qualcosa di utile e che deve essere salvaguardato, si deve includere il senso di individualita’, di selezione che ogni persona compie per un servizio piuttosto che per un altro. Non tutti vogliono andare allo Science Museum, anche se in alcuni fine settimana di inverno sembra il contrario, per il numero di famiglie, passeggini ed esserini urlanti nelle stanze gia’ rumorose per gli effetti speciali. Esistono meccanismi di selezione e per quello, quando entrerete al British Museum, frugatevi un attimo in tasca, se vi va, se pensate che valga la pena che quelle sale rimangano aperte non solo fino alle sei, ma per i decenni e secoli a venire, e lasciate qualcosa. Ai vostri nipoti. Un pranzo sospeso di cultura.
Soundtrack
The Police – Every little thing she does is magic
Ikara Colt – In the City of Glass