In mezzo a un ponteGenova, gli ascensori di una città che non risale

“Il Secolo XIX” di Genova dedica oggi due pagine agli impianti di risalita della città, ai relativi tanti costi e ai pochi o nulli ricavi. Genova, come è noto, è una città stritolata tra il mare e ...

“Il Secolo XIX” di Genova dedica oggi due pagine agli impianti di risalita della città, ai relativi tanti costi e ai pochi o nulli ricavi. Genova, come è noto, è una città stritolata tra il mare e le montagne e urbanizzata nel corso degli ultimi cinquant’anni in modo particolarmente scriteriato. In certi quartieri non basta nemmeno l’allenamento alpinistico per raggiungere casa. O si utilizzano gli ascensori, le funicolari o tutte le altre spettacolari diavolerie che le menti genovesi hanno inventato o c’è bisogno di due o quattro ruote motorizzate. Poi qualche povero cristo che si allena per i Gran Premi della Montagna del Giro d’Italia esiste anche, ma nella città dall’età media più alta del pianeta si tratta di rarissime eccezioni e non certo della regola.

Non ho la competenza e la cultura necessarie per cantarvi le lodi dell’ascensore di Castelletto, che porta in un minuto dal cuore della città a una suggestiva vista da cartolina della stessa, o dell’ascensore di Montegalletto, che non si potrebbe nemmeno definire “ascensore” dato che percorre un lunghissimo tratto in orizzontale prima di intraprendere quello tradizional-verticale, o della ferrovia a cremagliera di Granarolo, per citare solo gli impianti di risalita che conosco un po’ meglio.  

Sta di fatto che sono belli, in alcuni casi addirittura unici nel loro genere, senz’altro utili, necessari se non indispensabili. Niente da fare, non basta. Sono tutti in perdita. Non ce n’è uno che sia uno che stia in piedi economicamente, nemmeno quello di Castelletto, quello che il poeta Caproni usa per andare in paradiso, il più preso d’assalto dai turisti.

L’azienda pubblica di trasporto locale ha portato, solo pochi mesi fa, la città alla ribalta dei media nazionali per uno sciopero a oltranza mai visto in quelle dimensioni e in barba a qualsiasi precettazione prefettizia per i propri problemi economici. Tra questi una piccola parte la ricoprono proprio gli ascensori: un buchetto nella voragine del bilancio.

Sta di fatto che non mi sorprende affatto. E’ l’ennesima dimostrazione di quanto la città non sappia sfruttare le proprie potenzialità a livello turistico. Il sistema dei forti, gli impianti di risalita, il centro storico, il cimitero monumentale, molte affascinanti periferie e così via: una Genova ancora molto sconosciuta che potrebbe anche rendere economicamente se ci fosse un progetto, un riflettore puntato, un sistema di comunicazione sinergico.

Provate a fare una prova. Scendete a Genova da una nave da crociera. Vi vengono offerte quattro possibili escursioni: 1) l’acquario, 2) il centro storico della città, 3) Portofino e 4) l’outlet di Serravalle (provincia di Alessandria). Insomma, se fatte tappa a Genova solo una proposta su quattro riguarda la città. Qualcuno dovrebbe rifletterci sopra. 

X