GloβGreenwald ci presenta The Intercept e Wikileaks lo contesta

È fatta, stamattina First Look Media (FLM) lancia il primo magazine on-line firmato Greenwald, Scahill e Poitras: The Intercept, che come promette il nome sarà specializzato in giornalismo investi...

È fatta, stamattina First Look Media (FLM) lancia il primo magazine on-line firmato Greenwald, Scahill e Poitras: The Intercept, che come promette il nome sarà specializzato in giornalismo investigativo.

Omidyar aveva moltiplicato gli annunci nelle ultime settimane, e ogni new entry valeva come teaser.

Primo scoop: le foto aeree della NSA e le agenzie collegate, reportage che segna una volontà di incidere sull’immaginario collettivo. Un vero sgambetto alla rappresentazione ufficiale.

La missione, scrive Greenwald, è di rendere le principali agenzie governative “responsabili”. È quindi chiaro e finalmente dichiarato il bersaglio di Greenwald, che mantiene un tono di tensione continuo come vediamo dal lessico ormai caratteristico (aggressive, excited, risks): il nemico non è la segretezza come si poteva pensare, ma il potere governativo.

Greenwald addirittura dice di aver anticipato il lancio per ragioni “vitali” (a causa delle minacce) oltre che etiche (nel rispetto del pubblico interesse) e apre con una rivelazione su altri terrificanti programmi della NSA (un lunghissimo articolo su geolocalizzazione e attacchi drone).

Snowden (i suoi documenti) è quindi la matrice del progetto editoriale di Greenwald che si rifà ad un organigramma piramidale. Il cuore del giornale è per ora una fonte sola dalla quale dirameranno varie letture impersonate da giornalisti specializzati. Greenwald promette infatti una varietà di “storie”, a garanzia forse di una certa molteplicità da sempre rivendicata dal pubblico.

Ma il problema dell’accessibilità persiste: le fonti originali di Snowden continueranno ad essere pubblicate parzialmente, sollevando quantità di dubbi e perplessità.

Infatti la risposta di Wikileaks non si fa attendere su Twitter: ” Se compromettete la nostra eredità, tra poco dovremo accontentarci solo di citazioni [dei documenti originali]”.

Greenwald non risponde e probabilmente spera di rimediare con più apertura al dibattito pubblico, ma ancora non è specificato quale sarà la politica di relazione con il pubblico né quale sarà l’innovazione quanto a giornalismo partecipativo. E poi c’è Andy Carvin che ha il compito di trovare il perno tra social e media, dovremmo dunque aspettare di scoprire i prossimi magazine – siamo solo agli albori.

Possiamo intanto fare un primo bilancio sugli obiettivi per ora generici di Omidyar e Greenwald.

In primis, traspare un tangibile sollievo legale: il team di FLM (e tutti quelli che vi convoglieranno) ha da oggi una struttura ufficiale che offre loro protezione. Da adesso quel tipo di giornalismo è immune, almeno dal punto di vista legale. Resta da riabilitare Snowden.

Certo, questo strettissimo assestamento logistico di FLM intorno alla legalità comporta delle perdite di contenuti. Un sacrificio consapevole, pur di tutelare la privacy.

La campagna per la privacy, portata avanti da Greenwald e afferrata dalle grandi società di internet, si è affievolita dall’inizio della riforma NSA ora nelle mani delle istituzioni e dei parlamentari americani, ma intanto anonimizzare i file è diventato – come se niente fosse – un dato di fatto per FLM. E questo sicuramente non distingue il nuovo website da altre supertestate.

Insomma, in queste condizioni, mostrare i documenti originali è diventato una formalità che Greenwald e la sua redazione eseguono per accontentare il pubblico e darsi una legittimità.

La segretezza non è affatto sconfitta, anzi stiamo davanti a nuovi compromessi che complicano maggiormente la tracciabilità dei fatti.

FLM tutt’al più offre un’altra prospettiva, e in questo senso soltanto può essere ritenuta “alternativa”. Un’alternativa semmai alla versione ufficiale dei fatti, che però non può definirsi “indipendente” visto il conflitto d’interessi, e sicuramente non esaustiva.

Con FLM, Omidyar è riuscito in un’operazione per ora tutta politica, condivisa dai grandi imprenditori high tech e che mirava al dirottamento del monopolio dei Data, anche per avvantaggiarsi sullo spionaggio industriale.

E così, munito di prove, il sito FLM cerca il giusto grado di pressione sul governo americano. Niente di nuovo, se non che questa volta il pubblico ha il ruolo di testimone. Un testimone che, attraverso l’uso dell’informazione e della trasparenza, già si contendono i potenti.

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