«Con la cultura non si mangia» sosteneva l’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Mai previsione fu meno azzeccata. Per avere conferme basta sfogliare il Corriere della Sera di oggi. Pagina 32, taglio basso. Qui, tra un dotto articolo su Alessandro Manzoni e un brano del critico francese Jean Clair, fa capolino un colorato box pubblicitario. “I romanzi di Dario Franceschini”.
La casa editrice Bompiani offre al grande pubblico le fatiche letterarie dell’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento. Solo casualmente appena nominato titolare dei Beni Culturali, sia chiaro. C’è una bella fotografia dell’autore, sorridente e compiaciuto. Lì vicino le ambite copertine. La prima opera, “Nelle vene dell’acqua d’argento”, risale al 2006. Seguono in bella mostra “La follia improvvisa di Ignazio Bando” e “Daccapo”. Conclude “Mestieri immateriali di Sebastiano Delgado”, recentissimo successo del ministro.
Un bel cofanetto per collezionisti. Roba da bibliografia completa di Harry Potter. «Franceschini scrive narrazioni con mano felice, come un gioco, una piccola vacanza» invoglia il lettore una citazione del giornalista di Repubblica Concetto Vecchio. Pochi dubbi in merito: non resta che correre in libreria.