Apologia di SocrateIl sogno plausibile di Matteo Renzi

La scelta di Matteo Renzi[] di prendere una scorciatoia per palazzo chigi ha suscitato i comprensibili malumori di alcuni duri e puri (che però come dice un mio contatto di FB contan poco perchè al...

La scelta di Matteo Renzi[] di prendere una scorciatoia per palazzo chigi ha suscitato i comprensibili malumori di alcuni duri e puri (che però come dice un mio contatto di FB contan poco perchè alla fine il PD lo votano comunque), qualche legittima perplessità di merito  e un prevedibile ottimismo di maniera  basato più sul whishful thinking che non sull’osservazione degli eventi.

L’analisi che preferisco è quella di Giovanni Federico sul blog Noise from Amerika  e quel che vorrei aggiungere, senza ambizioni di originalità o correttezza è una lettura improntata più al lato emotivo che razionale dell’elettorato.

I politici, come tutti gli esseri viventi, hanno a cuore in primo luogo la propria sopravvivenza e, nelle democrazie moderne, e in particolar modo in Italia, questa sopravvivenza si basa sulla loro capacità di vendere un sogno plausibile che ne tenga elevato il consenso popolare. Questa capacità conta più dei risultati che realisticamente possono conseguire e, talvolta, anche più di quelli che concretamente ottengono. Se dunque non esiste alcun argomento ragionevole a sostegno del fatto che Renzi a parlamento invariato possa combinare qualcosa di meglio o di più di Letta è invece estremamente probabile che riesca a vendere molto meglio del suo predecessore un sogno più grande, efficace e popolare. Da questo punto di vista, quindi, la scelta del segretario del PD appare quindi sensata e, per certi versi,forse, l’unica strada possibile per conservare il vantaggio di consenso accumulato fino ad oggi.

Se guardiamo alla storia recente, il successo ventennale di Silvio Berlusconi si è fondato principalmente sulla capacità di vendere un sogno al quale un gran numero di italiani ha voluto credere. Un sogno, che grazie alle ingenti disponibilità economiche e il considerevole apparato comunicativo di supporto è stato così efficace da consentirgli di mantenere per tanti anni un ruolo di primo piano nella scena politica (a questo proposito la cooperazione dei presunti avversari è un discorso a parte) nonostante non abbia di fatto realizzato nulla di quanto promesso e nonostante sia abbastanza evidente da molti anni che non avesse alcuna intenzione di farlo. Ancora oggi, conserva un consenso proporzionalmente enorme rispetto a quanto le sue vicende personali non lascerebbero credere, sulla proposta di un’alternativa a un presunto antagonista degno del  saggio di Umberto Eco costruire il nemico

Proseguendo con questa chiave di lettura, è anche possibile che, a segnare la sorte del PD, capace di perdere anche quando aveva vinto, negli ultimi anni abbia contribuito anche l’incapacità di concepire un sogno veramente popolare a causa di una visione del mondo troppo distorta dall’orizzonte di una minoranza Radical Chic, così intriso di ideologia e lontano dai problemi quotidiani della maggioranza della popolazione, che da decenni non è più il partito di riferimento dei lavoratori e non è mai riuscito a convincere le imprese.

In quest’ottica, Renzi è di certo molto più indicato di Letta per portare avanti un plausibile “sogno popolare” che non punti realmente a combinare qualcosa, con un governo che verosimilmente non potrà far nulla, ma piuttosto riesca a vendere l’idea di averci provato, (magari portando a casa qualche risultato minimo sul piano simbolico) di non esserci riuscito per colpa della maggioranza malferma e di candidarsi in seguito a salvare il paese quando i numeri in parlamento gliene daranno l’occasione.

Chiarita la possibile lettura in termini di marketing, che poco rileva ai fini del benessere collettivo, ma che costituisce tutto per chi vive di consenso, cosa possiamo attenderci per quanto riguarda la difficile situazione in cui versa il nostro paese?

I problemi principali hanno carattere strutturale ed hanno a che fare con un sistema nazionale inadeguato ad affrontare le sfide derivanti da una società globale dove i confini territoriali sono sempre meno rilevanti e dove è sempre più difficile nascondersi dietro i regolamenti locali, oltre che con un apparato statale e regolamentare ipertrofico e disfunzionale. E’ molto difficile che una singolo partito o leader politico accetti di pagare i costi in termini di consenso delle riforme necessarie a invertire il sentiero di declino su cui è avviata l’Italia. Più probabile che si cerchi ulteriormente di rinviare l’inesorabile arrendendosi a piccoli cambiamenti e solo quando a forzare la mano sono vincoli esterni.

@massimofamularo

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