Scampia, Napoli, non è solo Gomorra di Garrone e nemmeno Gomorra di Saviano. Non è solo una delle basi della camorra napoletana. Non è solo sirene spiegate delle “gazzelle” o titoloni di giornali su arresti e storie di droga e guerre tra clan. Non è solo grigio, pioggia e periferia.
A Scampia ogni mattina c’è un’alba. Oltre le Vele dell’architetto palermitano Francesco Di Salvo, si scorge la rabbia, la frustrazione e il riscatto di chi esiste e resiste.
La rivincita di Scampia passerà nell’etere, lunedì 10 febbraio, su Rai1 con “L’oro di Scampia”. Il film di Marco Pontecorvo narra la storia di Pino Maddaloni, figlio di Gianni, che conquistò l’oro nel judo alle Olimpiadi di Sydney del 2000.
Un sogno realizzato 14 anni fa ma ancora sveglio e reale. Reale come le esperienze di resistenza quotidiana di uomini e donne che, a Scampia, coinvolgono adolescenti, e non solo, allontanando le mani della camorra su di loro e i loro sogni. Ribadire insieme a loro, quindi, il diritto alla felicità e costruire un destino diverso dalla carriera criminale nell’esercito della camorra.
Beppe Fiorello vestirà i panni di papà Gianni, nel ruolo di allenatore della scuola di judo di Scampia. “Pensando a questa fiction mi è venuto in mente l’invito di Papa Francesco ad andare nelle periferie – ha dichiarato Fiorello – Questa fiction va nelle periferie ed è lì che c’è la realtà vera. Scampia è nota per il degrado, la malavita, la droga. Ma invece c’è molto altro e poterlo raccontare attraverso la storia di Maddaloni e di suo figlio Pino è una grande soddisfazione”.
Ora Gianni ha ancora la sua palestra, ma ha cambiato isolato su pressioni della camorra. Pino, invece, è attualmente il tecnico della nazionale maschile di judo e si leggono nel suo volto demotivazione e impotenza perché, – ha dichiarato -, “ogni volta che torno a Scampia vedo le cose peggiorare”.
“Il titolo – esordisce Fiorello durante la conferenza stampa del film– poteva benissimo essere senza l’apostrofo perché si parla di ‘loro’, le persone che a Scampia vivono e non vogliono arrendersi.”