La Corte Costituzionale è molto attiva di questi tempi, segno di grave situazione politico-giuridica in Italia. Stavolta riguarda la legge Fini-Giovanardi, che sanzionava il consumo di droghe leggere come la marijuana a quelle pesanti come cocaina e eroina, con la detenzione per i colpevoli.
Penso che molti tra voi, grazie a un’informazione che non completa il suo compito di dare la notizia e spiegarne i contenuti, abbiano capito che la legge è stata dichiarata incostituzionale proprio perché equipara droghe leggere e pesanti. Il fulcro invece è ben diverso: la Fini-Giovanardi è diventata legge perché fu inserita in un decreto che riguardava le olimpiadi invernali di Torino. Non sottolineare questo punto lo considero molto grave visto che pochi giorni fa è stata fatta la medesima cosa con il voto sul decreto Imu-Bankitalia. La Corte ha sostanzialmente confermato che un decreto non può contenere norme attinenti a temi diversi tra loro, a maggior ragione qualora venga sottoposto a voto di Fiducia. Un monito per il governo ma anche per il presidente della Repubblica che ha l’onere di controfirmare (e quindi validare) determinate leggi.
Questa norma dà sicuramente una mano per evitare un ulteriore sovraffollamento delle carceri, poiché rischiamo una multa da centinaia di milioni di euro da parte della Corte europea dei diritti umani entro maggio. Da questa situazione sicuramente bisognerebbe rivedere le leggi che normano le materia di produzione, spaccio e consumo di alcune sostanze stupefacenti, a cominciare dal rendere la proprietà di una pianta di cannabis legale, sia per autoconsumo sia per il semplice motivo che una pianta non può essere illegale, vietata, non è un prodotto umano.
C’è chi, come i Radicali, propone un’amnistia per alcuni reati “minori” tra cui quelli connessi alle droghe i quali hanno sovraffollato le carceri oltre il limite di accettabilità. Al momento è quindi decaduta la legge che porta il nome dell’ex presidente della Camera e torna in vigore quella precedente, la Iervolino Vassalli con le modifiche apportate dal referendum del 1993 promosso dagli stessi Radicali.
A questo punto sorge spontanea una domanda: se l’incostituzionalità di una norma riporta in vigore la legislatura precedente…per quale motivo con la sentenza sul porcellum non è accaduta la stessa cosa? Per quale motivo hanno negato il referendum elettorale promosso da Italia dei Valori che voleva cancellare la legge porcata del centrodestra sostenendo che non sarebbe rientrata in vigore quella che preesisteva (cioé il Mattarellum)? Considerando poi che la Corte avrebbe creato di sanapianta le preferenze in una formula elettorale che non le prevedeva, ispirandosi di fatto alla legge elettorale che ci farà votare alle elezioni europee di maggio.
I dubbi di come avvengano certe decisioni rimane. Resta il fatto che da ora in poi è incostituzionale incollare due argomenti differenti in uno stesso decreto. Napolitano, i suoi successori e i futuri governi prendano nota.