Parlare con i limoniLa maggioranza alternativa di Civati non esiste

Il sogno di un governo Pd-M5S-Sel, Pippo Civati lo insegue dall'inizio della legislatura. E' il famoso "governo del cambiamento", l'idea di Bersani che naufragò lo scorso anno dopo due mesi di tent...

Il sogno di un governo Pd-M5S-Sel, Pippo Civati lo insegue dall’inizio della legislatura. E’ il famoso “governo del cambiamento”, l’idea di Bersani che naufragò lo scorso anno dopo due mesi di tentativi per il no netto e deciso di Grillo.

Mentre il nuovo governo Renzi si avvia a partire e il M5S è attraversato da drammatiche spaccature, Civati torna a proporre l’idea del governo del cambiamento. “Ci sono i numeri” -ha dichiarato al Fatto Quotidiano- “per avanzare la richiesta di un governo di centrosinistra, ma il Pd sceglie di fare un esecutivo di centrodestra.” (per leggere l’intervista completa)

Secondo il deputato lombardo, quindi, fra Sel e fuoriusciti dal Movimento ci sarebbero senatori sufficienti per compensare i 31 del Nuovo Centrodestra. Numeri per sostenere un governo spostato a sinistra, senza i freni e l’imbarazzante compagnia degli ex berlusconiani.

Le cose non stanno esattamente così. Calcolatrice alla mano, attigendo ai dati ufficiali del sito del Senato, si scopre che Sel conta sette senatori. Nel gruppo Misto siedono al momento quattro ex grillini (De Pin, Mastrangeli, Antinori, Gambaro) ai quali dovrebbero presto aggiungersi i quattro esplusi. I dimissionari non espulsi sono cinque. Una pattuglia complessiva di 20 senatori. Un numero quindi inferiore ai 31 di Alfano. Un numero insufficiente anche a formare una nuova maggioranza. Senza Alfano, il centrosinistra può contare su 138 persone. Sommando questi 20 si arriva a 158 senatori, due sotto la soglia minima di 160 seggi. La matematica non è un’opinione e -al momento- la maggioranza alternativa non esiste.

A questo poi si aggiungono problemi di natura politica: nessun dissidente ha votato la fiducia a Renzi e molti di loro hanno espresso dure critiche nei confronti del neo-premier. Anche in queste ore si mostrano piuttosto restii all’ipotesi di entrare in questa coalizione. Sono stati eletti in un movimento che ha sempre considerato Pd e Pdl uguali e non è semplice per nessuno (non tutti hanno la disinvoltura di Razzi e Scilipoti) cambiare posizione dalla sera alla mattina. Ancora più complesso quando si è nel mirino della macchina mediatica dei 5 Stelle, pronti a gridare al “venduto” e al “voltagabbana” se i loro ex colleghi entrassero in maggioranza. E poi chi l’ha detto che gli ex M5S sono effettivamente di sinistra? Fino a poco fa stavano in un partito che si dichiara orgogliosamente “oltre” alle antiche diatribe ideologiche ed è credibile che anche loro abbiamo condiviso e creduto in questo.

Ma qui siamo nel campo delle supposizioni, dei “se” e dei “ma”. La verità al momento è un’altra: la maggioranza alternativa non esiste, non avrebbe i numeri per reggere alla prova del Senato.

@fabio_990

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