La riforma della PA: un’altra prova d’inglese per Matteo Renzi

Obama al tavolo dell'Open Government Partnership     Il Jobs Act di Renzi ha avuto il merito di rilanciare nell’agenda politica il dimenticato tema del lavoro. E chi ha stigmatizzato l’uso d...

Obama al tavolo dell’Open Government Partnership

Il Jobs Act di Renzi ha avuto il merito di rilanciare nell’agenda politica il dimenticato tema del lavoro. E chi ha stigmatizzato l’uso della lingua inglese, accusandolo di gettare fumo negli occhi degli interlocutori o, peggio, dei lavoratori, deve avere davvero scarsa coscienza dell’arretratezza italiana nel contesto internazionale.

Basti pensare all’altro ‘buco nero’ che il Jobs Act lambisce, ma che nel nostro Paese attende una rapida e drastica riforma: quello dell’Amministrazione pubblica. Per occuparsi di riforma della PA serve mettere per un momento il naso fuori dall’Italia: solo così si può capire perché i piani di riforma si scrivano in inglese. In campo, ovviamente, non c’è soltanto una questione linguistica (l’inglese per sua natura e storia è più facile e diretto), ma la necessità di una chiara attitudine riformatrice.

Come quella dell’Open Government Action Plan lanciato dagli Stati Uniti nel settembre 2011, un piano con il quale il Presidente Obama ha messo tra le priorità della sua azione di governo l’accountability delle Istituzioni pubbliche e la partecipazione dei cittadini.

L’idea era stata concepita, in realtà, almeno un anno prima, nel settembre 2010, quando Obama propose ai membri delle Nazioni Unite di lavorare insieme per rendere tutti i governi più aperti e responsabili nei confronti dei cittadini. Da quell’impulso nacque l’Open Government Partnership, una iniziativa che partì, nel luglio 2011, con l’adesione di sette paesi pionieri. Nel volgere di due anni, l’OGP ha raccolto ben 60 paesi – per un totale di due miliardi di cittadini – e ha elaborato un migliaio di impegni con i quali gli Stati membri incoraggiano una governance trasparente, efficace e accountable. Ovviamente, in questo processo, l’Italia è il fanalino di coda, con documenti mediocri e risultati inesistenti.

Gli Usa, viceversa, sono già al loro secondo piano d’azione nazionale. Ecco alcuni dei punti salienti.

Petizioni online. Con il programma online chiamato We the people il governo americano ha realizzato una piattaforma per le petizioni popolari. Con il nuovo piano sarà possibile una migliore analisi dei dati relativi a firme e petizioni. Sarà inoltre lanciata una nuova interfaccia applicativa per consentire a soggetti terzi di raccogliere e trasmettere le sottoscrizioni direttamente dai propri siti. E in Italia? Siamo ancora ai primi vagiti delle consultazioni promosse dal Governo tramite questionari.

Modernizzazione del Freedom of Information Act (FOIA). Il FOIA – che in Italia non esiste – è quell’insieme di norme che permette a qualsiasi cittadino americano, anche se non è portatore di interessi diretti, di chiedere il rilascio di qualsiasi atto pubblico (tranne ovviamente quelli secretati per motivi di privacy o sicurezza). Il Presidente Obama ha quindi preso nuovi impegni per rafforzarlo: un servizio online per migliorare l’accesso degli utenti; l’offerta di materiali formativi per i professionisti delle amministrazioni americane; lo sviluppo di nuovi standard di servizio ai quali le diverse agenzie pubbliche dovranno adeguarsi.

La Global Iniziative on Fiscal Transparency (GIFT). Gli Stati Uniti hanno aderito a questa rete internazionale fatta di organizzazioni di governo e di società civile che ha la duplice finalità di aumentare la trasparenza fiscale dei governi e di favorire la partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche fiscali. Il che significa facilitare l’accesso alle informazioni in materia fiscale e di spesa pubblica, prendendo sul serio il punto di vista dei contribuenti. Se si pensa alle continue violazioni dello statuto dei contribuenti compiute in Italia dalle stesse istituzioni, sembra di leggere delle vere e proprie ‘cronache marziane’.

Open Data per un vasto pubblico. Negli ultimi anni, i dati aperti del governo americano sono stati utilizzati in vario modo. Qualche esempio? I giornalisti hanno potuto verificare e confrontare le fatturazioni in ambito sanitario. I cittadini hanno acquisito informazioni sui servizi sociali offerti dalle charities in ambito locale. Gli agricoltori hanno creato nuovi software per organizzare le coltivazioni e programmare il raccolto. Insomma, le informazioni sono state utilizzate per controllare la trasparenza delle spese, per accedere ai servizi, per favorire il successo delle imprese. Con il nuovo piano nazionale l’accesso ai dati sarà ancora più facile e proficuo.

Bilancio partecipato. Con gli strumenti offerti dal Piano del Governo USA i cittadini potranno individuare, discutere e selezionare i progetti di intervento pubblico a livello locale. In qualità di contribuenti, potranno dire la loro sul modo in cui spendere i loro soldi. Maggiori informazioni, poi, saranno diffuse alla popolazione sulla possibilità di accesso a programmi di finanziamento.

Il programma del governo americano contiene molte altre misure. Ma già questi brevi spunti lasciano intendere a quali radicali trasformazioni dovrebbero essere sottoposte le nostre amministrazioni pubbliche per mettersi al passo con quelle degli altri paesi, non solo occidentali.

Insomma, la redazione e la realizzazione di un Open Government Action Plan dovrebbe essere una priorità normale del Governo Letta, anche perché l’Italia ha aderito al network globale. Non basta il copia e incolla di qualche oscuro capo dipartimento, forte del fatto che nessuno gli chiederà mai di risponderne, come è stato finora. E allora eccola qui un’altra bella ‘prova d’inglese’ per Matteo Renzi: cambiare la PA per far ripartire l’Italia.

Questo articolo è stato ospitato da Europa e Gazebos.

X