“Siamo d’accordo un po’ tutti che questi sono tempi duri, e stupidi, ma abbiamo davvero bisogno di opere letterarie che non facciano altro che drammatizzare quanto sia tutto buio e stupido?” -David Foster Wallace
Parliamo di un libro che all’estero è stato un super caso editoriale, ma che qui in Italia, almeno per il momento, non pare abbia scosso particolarmente gli animi: La Lezione (o, evocativamente, Tampa, in lingua originale) di Alissa Nutting, da poco uscito nella penisola per Einaudi Stile Libero. Definito da un famoso giornale britannico “il libro più controverso dell’estate 2013”, un New York Times Best-Seller tradotto in una sfilza di paesi e pure messo al bando da alcune librerie australiane e statunitensi, insomma sembrava roba calda.
Nonostante l’argomento (uh-oh una professoressa pedofila) non facesse presagire niente di buono, e nonostante il modo in cui l’autrice si definisce su twitter – scrittrice, madre, fanatica di cani di piccola taglia- fosse anch’esso serio campanello d’allarme, ero comunque piena di gioiose speranze nei confronti di suddetto prodotto poiché con la sua prima opera, Unclear Jobs for Women and Girls, una raccolta di racconti vincitrice prestigioso premio letterario, Alissa Nutting si era creata, diciamo, un certo prestigio, nell’ambiente letterario norteamericano.
Ma veniamo al succo.
Partendo dalla storia vera di Debra Lafave, un’avvenente professoressa d’inglese della Florida compagna di scuola dell’autrice e condannata per aver avuto una torrida relazione con uno studente quattordicenne, Alissa Nutting ha incentrato il suo romanzo d’esordio attorno al personaggio della bella Celeste Price, professione: insegnante di terza media, segni particolari: l’uomo le piace acerbo.
SHE WOLF Sostituendo la dipendenza da superalcolici con quella per il Tylenol e altri prodotti farmacologici, la ventiseienne Celeste potrebbe tranquillamente essere la versione da cartone animato dell’incrocio genetico fra la Blanche DuBois di Un tram che si chiama desiderio e Hugh Hefner-il fondatore di Playboy.
È una donna che nella vita ha fondamentalmente due preoccupazioni:
A) La giovinezza
B) Il va va voom
A livello personale ciò si risolve in una media di tre trattamenti biorivitalizzanti a settimana e incessanti sessioni masturbatorie di fronte ai video di boy band prepubescenti in stile One Direction. A livello extra-personale, per sopperire al suo costante e irreprimibile bisogno di agnello decide di andare a fare la professoressa alle medie. E qui iniziano i problemi, anche perché, per Cele, l’autocontrollo risulta essere impresa assai ardua:
A volte, desideravo che i miei genitali fossero una sorta di protesi, qualcosa che si potesse staccare. Erano un costante ronzio di stimoli; le loro necessità erano un coro rumoroso che attraversava la mia vita come una colonna sonora. E ovunque guardassi c’erano giovani corpi maschili. (59)
Degno di un All Black è il rituale propiziatorio che come ogni predatore che si rispetti, Celeste compie alla vigilia del primo giorno di scuola:
Anche se non sapevo ancora quale degli studenti maschi della terza sarebbe stato il mio preferito durante l’ora d’inglese, fantasticavo sui loro nomi e avevo svolto un piccolo libro vudu, tirandomi su il vestito fino alla pozza d’inchiostro invisibile che avevo fra le gambe, dove avevo bagnato la punta di un dito per scrivere i loro nomi sui banchi della prima fila, nella speranza che per magia si sarebbero diretti esattamente lí, rendendoli capaci di leggere con gli ormoni quello che i loro occhi non erano in grado di vedere. (9)
HE LAMB (S)fortunatamente, i riti pagani vanno a buon fine, infatti dopo poche settimane la protagonista riesce ad adescare un appetitoso scolaro, tale Jack Patrick “senza dubbio maschio, non ancora uomo”.
Seguendo uno studiato rituale del corteggiamento che si basa su poche semplici regole:
Jack ti deve conoscere prima di potersi fidare. Jack deve potersi fidare prima che tu ti possa fidare. Tu devi poterti fidare prima di poterlo scopare. Fine.
in cui l’attesa viene alleviata da piacevoli appostamenti fuori dal di lui domicilio munita dell’indispensabile kit di sopravvivenza della giovane pedofila: binocolo, vibratore, una Polaroid, asciugamano e bottiglia d’acqua -dove comunque viene sempre mantenuta l’eleganza della forma: “mi sembrava inelegante masturbarmi in pubblico senza una copertura”, alla fine Celeste mette le mani sulla preda.
Non staremo poi a spiegare cosa succede dopo, ma fondamentalmente molta, clinicamente esplicita, quasi chirurgica, zumba, un caduto, due arresti, e altri amanti.
Degna di merito è comunque la fine. Celeste, proprio come la collega Debra riesce ad evitare la galera poiché, per usare le parole del suo avvocato “sarebbe stato come gettare un pezzo di carne cruda in pasto ai leoni.”
Sul fatto che la nostra amica amante dei cani di piccola taglia sappia scrivere non ci sono dubbi. La sua bravura si esprime soprattutto grazie alla sua dichiarata intenzione satirica, o meglio serio-comica, la quale nobilitata infinitamente qualsiasi considerazione sul prodotto finale. Il problema sorge solo in seguito. Il libro ambisce, infatti, sempre a detta dell’autrice, ad essere un’attuale Lolita; la monodimensionale Celeste una moderna Humbert Humbert, e la narrazione l’esplorazione di un irrefrenabile quanto sbagliato desiderio secondo il punto di vista del soggetto psicopatico su modello di American Psycho. Personalmente mi risulta muy difficile credere che anche il più monomaniaco pervertito sessuale abbia una psicologia cosí assurdamente piatta e priva di sfumature come quella di Mrs Price e seguito di una scrupolosa lettura del libro, l’unica reazione che queste affermazioni suscitano potrebbe essere succintamente verbalizzata con una famosa frase del compadre Poe: “Convinto me stesso, non m’interessa convincere”.
La Lezione
di Alissa Nutting
4 Febbraio 2014
Einaudi Stile Libero
280 pagine