Storie digitaliL’uomo digitale

“Siamo in un’epoca di innovazione continua. A volte, si tende a mettere in disparte chi vive in prima persona questi cambiamenti: l’uomo” scrive Enrico Giammarco, ingegnere e blogger, che per affe...

“Siamo in un’epoca di innovazione continua. A volte, si tende a mettere in disparte chi vive in prima persona questi cambiamenti: l’uomo” scrive Enrico Giammarco, ingegnere e blogger, che per afferrare i temi del futuro della tecnologia ha scritto il saggio L’Uomo digitale – oltre il dualismo tecnologico. 

L’ebook “L’uomo digitale” (edizione Frenico, 2,99 euro) è suddiviso in cinque parti, che affrontano i temi del sociale, quello produttivo, cognitivo, politico ed etico. “Per ciascuna sezione vi sono due capitoli, uno incentrato sugli aspetti “positivi” dell’innovazione tecnologica, e le sue prospettive – spiega Enrico Giammarco-. Il secondo capitolo, in particolare, tratta di profondi cambiamenti relazionali che si ripercuotono sulle persone. 

E’ un ingegnere e anche blogger, la sua storia?

Sono sempre stato un appassionato di tecnologia, e il mio percorso di studi è andato di pari passo con questa passione. Allo stesso tempo, però, non è mai mancato in me il desiderio di raccontare storie e riflessioni, e ho sviluppato un percorso parallelo che mi ha portato dapprima a collaborare con testate giornalistiche tradizionali, per poi a dedicarmi al blogging. Adesso che la tecnologia e la culturadigitale sono entrate nella vita di tutti i giorni, riesco più facilmente, io stesso, ad integrare questi due mondi.

Perché L’Uomo digitale?

“L’uomodigitale nasce come una risposta a chi liquida l’integrazione della tecnologia nelle nostre vite come un semplice scontro tra passato e presente, tra digitale e analogico, tra online offline. Ci siamo un po’ persi di vista l’individuo nel processo, questo libro lo vuole ripescare, difatti accomunerei l’opera più ad un saggio di sociologia o antropologia, piuttosto che a un testo di divulgazione scientifica.

Né online, né offline ma digital. Ci spiega?

Ritengo che i tempi siano maturi per uscire, come già indicato da autori come Jurgenson, dalla dicotomia online/offline. Essere “digitali”, in quest’epoca, significa avere raggiunto la consapevolezza del non porsi il problema, del non distinguere l’identità in base ad una presunta priorità fisica. Internet è una delle nostre tante proiezioni, non dobbiamo considerarlo né un nemico o un ladro d’identità, né uno schermo o una giustificazione per nasconderci da noi stessi. 

Perché adesso “Internet si può toccare con mano”, sarà l’Internet delle Cose, a rivoluzionare di nuovo le nostre vite?

Internet of Thinghs è indubbiamente il prossimo livello, il nuovo scenario all’interno del quale la tecnologia si declinerà nella quotidianità. Non lo ritengo rivoluzionario in sé, anzi credo aiuterà a “normalizzare” la presenza della Rete nelle nostre esistenze. Ci abitueremo, e ottimisticamente andremo oltre.  

Adesso, spesso sono i giovani che spiegano ai più anziani. Come affrontare questo cambio di paradigma culturale?

Se il riferimento è alla ricorrente immagine del nipotino che insegna al nonno come usare uno smartphone, direi che bisogna sfatare qualche falso mito. I cosiddetti “nativi digitali”, seppur dotati di un’innata dimestichezza pratica con la tecnologia, mancano comunque di quella consapevolezza d’utilizzo che si raggiunge soltanto con l’esperienza. La rivoluzione di Internet è nata nei campus universitari, poi quelle persone sono maturate e hanno imparato a sfruttare la nuova tecnologia nella vita di tutti i giorni, fondando aziende, creando prodotti ed erogando servizi. Sono passati decenni, nel frattempo, qualche inevitabile fallimento, un po’ di pelo sullo stomaco. La spinta della novità deve trovare un contesto sociale fertile e compatibile per generare un cambiamento culturale. 

Indosserà uno Smart Watch?

Nel momento in cui questo prodotto recherà con sé un valore aggiunto alla mia user experience, perché no? Sono sempre sospettoso verso chi rifiuta il confronto a priori, ne ho visti parecchi comportarsi in questa maniera nei confronti dello smartphone, del tablet, o dei social network. Sono i primi che, una volta “capitolati” per moda o altri motivi, finiscono con il delegare completamente le proprie vite a questi strumenti.

(In foto l’illustrazione della copertina dell’ebook L’uomo digitale – oltre il dualismo tecnologico”).

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