Scrive il consigliere Roberto Pennisi sul rapporto della Direzione Nazionale Antimafia 2013 nella parte dedicata all’Emilia Romagna, dopo avero mostrato la seguente mappa:
«Può sembrare singolare, ma è come se si verificasse un fenomeno per il quale siano le regole del crimine organizzato a dettare il senso della circolazione autostradale, sì da fare in modo che la ‘ndrangheta emiliana, giunta verso Nord a Piacenza percorrendo la A1, devii poi sulla destra imboccando la A21 verso Brescia e, quindi, di nuovo a destra grazie alla A4 che la conduce nel cuore del Veneto. Come se la prosecuzione lungo la A1 le fosse interdetta, per come di fatto lo è, da un’altra presenza criminale che non la consente.
In altre parole vuol cioè dirsi che la tendenza del crimine emiliano di espandersi verso l’area bresciana (passando per il cremonese), e da qui verso il Veneto può oggi ritenersi prepotentemente confermata attraverso i dati in possesso di questa Direzione. E ciò è anche rappresentato dalle sinergie investigative che si instaurano ricorrentemente tra le DDA di Bologna e Venezia, cui si aggiunge anche quella di Brescia, ove spesso si espande la attività della struttura ‘ndranghetista delocalizzata installata in Emilia.
Infine, sempre dal punto di vista generale, va rilevato, altresì, che cominciano a cogliersi segnali tali da far ipotizzare fondatamente che la ghiotta opportunità offerta dalla costa romagnola, con spiccate vocazioni turistiche che possono diventare ancora più interessanti in un periodo di crisi economica che rende asfittiche le altre attività industriali-commerciali, stia diventando di interesse pure per il crimine calabrese strutturato. Tanto si registra anche perché non si esclude il pericolo che la co-presenza nel medesimo territorio di diverse formazioni criminali, ove i rapporti tra le stesse non fossero armonizzati da loro esponenti con pregresse dimestichezze, potrebbe sfociare in contrasti anche eclatanti».
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