Pizza ConnectionRapporto Direzione Nazionale Antimafia/4 L’attività dei servizi segreti nel contrasto alla mafia così com’è è deleteria

Da tre giorni stiamo dedicando su questo blog una lettura degli aspetti “critici” dell'ultimo rapporto della Direzione Nazionale Antimafia (si vedano i post del 18 febbraio, 19 febbraio e 20 febbra...

Da tre giorni stiamo dedicando su questo blog una lettura degli aspetti “critici” dell’ultimo rapporto della Direzione Nazionale Antimafia (si vedano i post del 18 febbraio, 19 febbraio e 20 febbraio). Tra le righe della relazione arriva anche una critica nemmeno troppo velata all’apporto dei servizi segreti nel contrasto alla criminalità organizzata, in particolar modo la ‘ndrangheta calabrese.

L’analisi sul tema del consigliere della Direzione Nazionale Antimafia Francesco Curcio prende le mosse dalla vicenda di Giovanni Zumbo, commercialista di Reggio Calabria, più volte nominato amministratore di beni confiscati dal Tribunale di Reggio Calabria Sezione Misure di Prevenzione, che abbiamo raccontato qui. Curcio nella relazione non esita a definire il personaggio come segue: “commercialista/custode giudiziario/massone/collaboratore dei servizi d’informazione/amico della ‘ndrangheta”.

Per il profilo di Zumbo rimandiamo al pezzo linkato sopra, anche se la descrizione che ne fa Curcio è già sufficiente a inquadrare il soggetto e tutto ciò che ruota attorno alla ‘ndrangheta e ai personaggi che pur non essendo affiliati sono parte a tutto tondo di un sistema. Ancora più preoccupante sapere poi che allo stesso tempo Zumbo sia stato da una parte una “pedina dello Stato” in qualità di custode giudiziario di beni confiscati alla ‘ndrangheta e collaboratore dei servizi, e dall’altra “amico della ‘ndrangheta”. Insomma, Zumbo è “tipico esempio, ma sarebbe meglio dire, campione” prosegue Curcio nella sua analisi “della cosiddetta area grigia Reggina”.

La stoccata di Curcio arriva però più avanti, ed è un tema, quello dell’utilità e dell’apporto alle indagini sulla criminalità organizzata da parte dei servizi segreti, che ai piani alti dell’antimafia si discute da diverso tempo. Il consigliere della Dna, prendendo spunto proprio dalla vicenda Zumbo, che da ex collaboratore dei servizi segreti spifferava poi di indagini in corso alle cosche, giocando contemporaneamente sui tavoli dello Stato e dell’antistato. deve sottolinearsi, in questa sede, il rapporto fra Zumbo e gli ambienti investigativi e d’informazione con i quali collaborava. Ed il problema non sono le informazioni che forniva peraltro, da quanto emerso, neppure particolarmente rilevanti rispetto a quelle che avrebbe, invece, potuto fornire ma quelle che riceveva. Ed in tutta evidenza si trattava di notizie di eccezionale rilievo ( per la ‘ndrangheta) – che riceveva (necessariamente) da ambienti investigativi e/o deputati alla raccolta d’informazioni. Dunque, si è profilato, nel distretto reggino, cuore dell’azione di contrasto alla ‘ndrangheta, uno scenario, in cui si è realizzato un corto circuito in cui settori deviati di ambienti istituzionali deputati, dallo Stato, alla acquisizione e/o alla successiva elaborazione in chiave investigativa di notizie sulle attività della ‘ndrangheta, hanno funzionato esattamente al contrario : invertendo il flusso informativo, hanno fornito, per il tramite di Zumbo, alla ’ndrangheta, notizie importantissime e vitali (le più importanti e vitali che in quel momento storico potevano essere fornite) sulle attività dello Stato”.

Poi l’affondo su cui i Servizi di Sicurezza avranno di che riflettere: “Questa vicenda e quelle analoghe, in via generale ed in primo luogo, ci pongono davanti una questione di fondo nell’azione di contrasto alla criminalizzata organizzata (‘ndranghetista e non solo). Un nodo che deve essere sciolto senza ipocrisie. Invero, in un sistema investigativo e giudiziario come quello attuale, che riesce, sempre più, ad attingere informazioni sull’azione e la struttura della criminalità organizzata, dall’interno dei sodalizi, vuoi attraverso la viva voce dei collaboratori di giustizia che attraverso le sempre più raffinate attività d’intercettazioni, deve meditarsi sulla perdurante utilità, nell’azione di contrasto alla criminalità mafiosa, dell’attività informativa fornita dai Servizi di Sicurezza, almeno per come è ora concretamente funzionante, posto che, per un verso, i risultati ottenuti, sotto il profilo processuale ed investigativo, si sono rivelati sostanzialmente ininfluenti ( anche nel settore della cattura dei latitanti, settore potenzialmente più congeniale alla penetrazione informativa) e che, per altro verso, a fronte del poco o nessun vantaggio, si registrano delle evidenti controindicazioni che derivano dalla ineluttabile ambiguità generata dai rapporti confidenziali fra tali apparati statali e i criminali che forniscono notizie”. Quello che sta succedendo è che il flusso di informazioni spesso si concretizza nel senso di apparati investigativi e dello Stato verso le organizzazioni criminali e non viceversa, come dovrebbe essere.

Insomma, traducendo, secondo Curcio l’apporto dei Servizi di sicurezza per come è ora ha portato più noie che risultati. Un sistema da rivedere o da interrompere. Il consigliere della Dna chiude l’analisi sulla vicenda: “parliamo di un appartenente al ceto professionale della borghesia cittadina, che coniugando i normali rapporti che un professionista può avere con la classe dirigente anche Statale, con quelli con la ‘ndrangheta, riusciva a fare da trait de union fra la parte malata della prima e la seconda. E che il caso non sia isolato è confermato da numerose e rilevanti indagini sviluppate nel periodo in esame da cui è risultato che non trascurabili settori della borghesia professionale e dell’imprenditoria che per ragioni professionali e sociali erano in grado di avere rapporti con esponenti delle Istituzioni, della Magistratura, della politica, erano, contemporaneamente, proni alla Mamma di Polsi”. D’altronde i due capimafia Giuseppe Pelle e Giovanni Ficara, intercettati se lo dicevano “…questi (quelli come Zumbo, ndr) sono indispensabili!”, ma alla criminalità organizzata.

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