Ogni settimana ricevo un giornale telematico diretto dal bravo e volenteroso Luca Beltrami Gadola. Lo leggo con interesse. Questa settimana mi è scorso sotto gli occhi l’articolo di un vecchio amico, se così posso esprimermi, Michelino Crosti, non dimenticato cronista di Radio Popolare. Parliamo della Prima Repubblica.
Oggi l’amico Crosti fa un’osservazione che sarebbe agghiacciante se non fosse stata già ripresa da altri e cioè che le riforme proposte dal Presidente del Consiglio Dott. Matteo Renzi e concordate con l’ex cavaliere Silvio Berlusconi assomiglierebbero molto anzi sarebbero uguali a quelle un tempo proposte dalla P2. La mia opinione, che è sempre stata meno focosa di quella di Crosti, pur apprezzando in lui lo slancio democratico, è che la banalità della politica e in genere del nostro paese aveva investito a suo tempo anche la massoneria e oggi riprende il suo realizzarsi con le riforme proposte. Cioè al Cavalier Gelli interessava solo il potere e non aveva alcuna idea di riforme costituzionali se non quella di sveltire i processi delle leggi e dei provvedimenti che lui e i suoi amici avrebbero proposto al paese. Da allora l’attenzione è sempre stata posta sul potere e mai sulla politica, per questo dico che Berlusconi per cui si fa un tanto parlare non è propriamente un uomo politico ma un uomo di potere e, in un certo senso, meno pericoloso di un politico psicopatico come la storia ne ha prodotti.
Detto questo non c’è che concordare con l’articolo di Arcipelago sulla poca chiarezza anzi pasticcio che rischia di venir fuori da riforme frettolose che potrebbero prevedere infinite soluzioni secondo i capricci di un emendamento tolto o accolto. Negli Stati Uniti d’America la Camera dei Rappresentanti e il Senato hanno competenze diverse, sono due organismi cosrtituzionali, hanno poteri di controllo e addirittura di blocco delle operazioni del Presidente, hanno assicurato fino adesso un buon livello democratico cecchè se ne dica al Paese. Recentemente hanno cominciato ad entrare in crisi praticamente per le stesse ragioni per cui le nostre istituzioni sono in crisi: si sono formati partiti sostanzialmente incostituzionali che non accettano i principi di realtà e di democrazia sostanziale come è successo da noi dapprima con la lega e poi con grillo e poi ancora non si sa bene con quanti altri, forconi, eccetera. Siamo dunque caro Luca e caro Michele in una situazione in cui vengono a mancare le premesse di quello che Rousseau chiamava il contratto sociale. Per mio conto penso che la soluzione sia ricondurre i principi di lealtà patriottica su di una soluzione Europea, anche confederale, e saltare le miserabili beghe nostrane dell’ enorme ceto politico che si è venuto a creare con gli anni e strutturare in corporazione ormai alleata con l’analoga corporazione dei dirigenti pubblici preoccupati per i loro iper salari sempre più evidenti in una società che si impoverisce. La Costituzione Italiana non è la migliore del mondo intanto perché é troppo lunga poi perché si presta a ambiguità e contraddizioni. L’hanno discussa uomini importanti e preparati che spesso sono stati messi in minoranza dai gruppi già organizzati dei cattolici e dei comunisti. La sua riforma è impossibile anche perché molti articoli non sono emendabili per legge, occorre transitare in una Costituzione Europea la più semplice possibile che in una prima fase accetti anche un sistema confederale cioè lasciando in piedi gli stati aderenti ma legandoli insieme con obblighi sempre più forti. Il Parlamento Europeo non ha dato una grandissima prova in tutti questi anni: è avanzato con lentezza tenendo conto che molti deputati non erano d’accordo sull’Europa unita e sulla federazione, è probabile che alla prossima legislatura questi deputati aumentino perché si sta espandendo in Europa, credo a seguito anche della crisi, un anarcoqualunquismo che vorrebbe distruggere tutto l’esistente senza, naturalmente, saper poi cosa fare. Sono episodi già visti nella storia e che speriamo possano essere contenuti da maggioranze politicamente qualificate, non importa in che direzione ma capaci di garantire il mantenimento delle istituzioni pur riformandole.
Detto questo, per il nostro modesto paese, modesto perché lo è e vuole esserlo, le “riforme piduiste” avranno difficoltà nei parlamenti ad affermarsi perché il ceto politico, ormai decine di migliaia di persone, resiste nel nome della rappresentanza ormai non si sa più di che cosa, perché scomparse le ideologie, frantumati gli interessi, rimangono i gruppi nobilitati col nome di Lobby e le varie strutture di collegamento politico-culturale come Cl, opus dei, massoneria, eccetera, che agiscono però ambiguamente e senza un disegno preciso.
Vi prego però di non darmi del pessimista perché sono invece convinto che tutto si risolverà, magari nel peggiore dei modi, ma con largo consenso e per quanto mi riguarda coi miei quarti di secolo sulle spalle, ho solamente da distribuire sorrisi e buone parole come faccio anche con voi.