GloβCésars 2014: cherchez la femme

Césars 2014 all’insegna delle gaffe e dell'incoerenza. Ieri sera la presentatrice belga Cécile de France apre la cerimonia con un clamoroso lapsus scambiando la Seydoux con Adèle Exarchopoulos pre...

Césars 2014 all’insegna delle gaffe e dell’incoerenza.

Ieri sera la presentatrice belga Cécile de France apre la cerimonia con un clamoroso lapsus scambiando la Seydoux con Adèle Exarchopoulos presto consolata con un César per la Migliore Attrice Emergente, l’unico incassato dal film di Kéchiche, “La Vie d’Adèle” che ha vinto la Palma d’oro l’estate scorsa.

Al photo-call, la Seydoux ha dovuto affrontare qualche domanda sulla rottura con Kéchiche il quale con molta lungimiranza ha pensato bene di snobbare la cerimonia. La polemica sui suoi metodi estremi di lavoro, forse gli stessi che attrici come Björk hanno rimproverato a Lars Von Trier – che non a caso la figlia di Gainsbourg è l’unica a sopportare – ha preso la piega di una disapprovazione da parte dell’accademia dei Césars che ieri con il trionfo di Gallienne ha contraddetto il verdetto dell’altra istituzione francese del cinema: Cannes.

Due istituzioni culturali che si contraddicono, non fa molto bene all’immagine della Francia.

Mentre in America i Golden Globe fanno da apripista agli Oscar, in Francia César e Palma d’oro sono rivali: non si completano né si convalidano. E allora dov’è la perizia ufficiale? Cosa distingue questi concorsi dai sondaggi di critica, di pubblico?

Gallienne contro Kéchiche: la commedia vince sul realismo in questo palmares del 2014 che la critica vede più come un trionfo del cinema di genere (della serie gay movie). Gallienne viene dalla Comédie Française, nata sotto Luigi XIV per competere con la commedia italiana, a due passi dalla location ufficiale dei Césars, il teatro del Châtelet nel primo arrondissement di Parigi. La stessa accademia di cui era membro nientemeno che Serrault, volto del “Vizietto” al quale Gallienne fa sicuramente pensare.

Il grande vincitore è quindi il suo “Guillaume et les garçons à table” (Tutto sua madre in Italia), incentrato sulla figura della madre castratrice sulla quale trionferà inaspettata l’eterosessualità del figlio. Una lezione sui pregiudizi al contrario, e un rientro all’ordine ora che appunto si affievolisce la protesta contro i matrimoni gay inaugurati dal governo Hollande.

Così, da Kéchiche a Gallienne, la Francia di Hollande corregge il tiro sul concetto ufficiale di amore.

Dell’amministrazione Hollande poi, i Césars accolgono due muse: la Filippetti Ministra della Cultura che in Francia gode di un regime economico speciale chiamato Exception (la cosidetta “eccezione” culturale), e a sorpresa la Gayet. Per l’attrice è la prima apparizione pubblica dallo scandalo che ha agitato l’Elysée e un po’ un battesimo come futura First Lady.

Tante carte insomma sulla scacchiera di Terzian, il Presidente dell’Académie des Césars che ha dovuto gestire la 39° edizione tra gossip e cocenti polemiche.

Ma a vincere è il political correct con la neonata alleanza franco-americana, tutta sperimentale, rappresentata dalla presenza di Tarantino e Scarlett Johansson a dir poco spaesati. Un connubio ancora sproporzionato che l’Academy Awards saprà sicuramente ridimensionare domani, domenica 2 Marzo, nella fatidica notte degli Oscar.

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