In una stanza di un misero appartamento nella periferia di Parigi se ne stanno due uomini, entrambi reduci della prima guerra mondiale, entrambi segnati in qualche modo dal grande conflitto: il primo nell’anima, il secondo nel fisico; il primo costantemente in ansia, scosso da un tremito che lo fa sobbalzare a ogni sospiro, in debito con il secondo che gli ha salvato la vita e di cui per questo, tra mille patimenti, si prende cura; il secondo, grande talento pittorico, ereditiere di una ricca famiglia di industriali dalla quale si è fatto credere morto, e una maschera di cartapesta, ogni giorno diversa, a nascondere il volto sfigurato da una granata, un cratere che ora occupa orribilmente e per sempre il centro della sua faccia.
È questa immagine che mi è rimasta dentro di questo bellissimo libro di Pierre Lemaitre. Non l’immagine iniziale ma una di quelle centrali, anzi quasi finale, una scena che si mostra chiara al lettore nel momento in cui la storia che racconta si dispiega verso un finale scoppiettante, pieno di sorprese.
Ma il sospetto che il romanzo fosse coinvolgente e scritto straordinariamente l’avevo avuto fin dall’inizio, grazie a un incipit di incredibile potenza e maestria: un uomo in una buca, sepolto con l’inganno da un superiore senza scrupoli, che trova la sacca di aria che lo salverà nella testa di un cavallo. Da leggere. Al più presto.
22 Marzo 2014