Russia e dintorniLeader Svoboda: “Non siamo mica il Canada”

L'Ucraina è "un Paese mono-nazionale", dove "il 78% della popolazione è di etnia ucraina", e quindi l'ucraino deve essere l'unica lingua ufficiale nazionale. Lo ha detto in un'intervista all'ANSA O...

L’Ucraina è “un Paese mono-nazionale”, dove “il 78% della popolazione è di etnia ucraina”, e quindi l’ucraino deve essere l’unica lingua ufficiale nazionale. Lo ha detto in un’intervista all’ANSA Oleg Tiaghnibok, il leader del controverso partito ultranazionalista Svoboda, che, dopo la caduta del ‘regime’ di Viktor Ianukovich, si è accaparrato quattro importanti poltrone nel nuovo governo di Kiev, nonché la procura generale.

La questione linguistica – e di conseguenza quella identitaria – è molto dibattuta in Ucraina, dove in molti, soprattutto a Est, pur sentendosi ucraini, sono madrelingua russi. Secondo un sondaggio del 2010 del Research & Branding Group, il 65% della popolazione ucraina si considera madrelingua ucraino, mentre il 33% indica il russo come propria lingua natìa. Solo il 46% del campione sostiene però di preferire l’ucraino come lingua per comunicare ogni giorno, mentre il 38% preferisce il russo.

Ma per il leader di Svoboda “l’Ucraina non è il Canada” e il presidente Oleksandr Turcinov “ha commesso un errore” quando ha deciso di non firmare la misura adottata dal parlamento per cancellare una legge che assegna lo status di lingua ufficiale al russo in metà delle regioni del Paese (dove è parlato da almeno il 10% della popolazione locale). “Non ha firmato per motivi politici – spiega – perché Putin ha accusato il nostro governo di discriminare i russi. Però io ritengo che abbia sbagliato, perché Putin non ha comunque ritirato le truppe e la Russia avrebbe invaso la Crimea a prescindere dalle decisioni prese a Kiev”. Per Tiaghnibok, “la Russia è un impero che vorrà sempre riconquistare i territori che gli appartenevano” e “l’unico modo per salvaguardare la nazione ucraina è salvaguardare la lingua ucraina, altrimenti il russo ucciderà il nostro idioma”.

Svoboda – che prima si chiamava partito socialnazionalista e aveva un simbolo molto simile al dente di lupo di molte organizzazioni neonaziste – è però accusato di antisemitismo, razzismo e omofobia. Tutte accuse che Tiaghnibok respinge con veemenza. Ma rimangono le manifestazioni dei suoi membri contro gli ebrei chassidici in pellegrinaggio a Uman e dichiarazioni un po’ azzardate, come l’invito a combattere contro “la mafia ebreo-moscovita” lanciato da Tiaghnibok nel 2004. Il leader di Svoboda ci ha dato appuntamento per un’intervista nel suo ufficio nella sede del parlamento alle 13. Poi però ha rimandato all’ultimo momento alle 15.30, ma è solo un’ora dopo che ci ha finalmente accolti nel suo elegante studio. Ed è probabilmente proprio durante quelle ore che alcuni deputati nazionalisti hanno fatto irruzione nella sede dell’Ntcu, l’azienda che gestisce la tv nazionale, e hanno picchiato l’ad Oleksandr Panteleimoniv costringendolo a scrivere una lettera di dimissioni. Dallo studio di Tiaghnibok infatti nel primo pomeriggio entrano ed escono proprio gli stessi personaggi ripresi in un video pubblicato su internet mentre alzano le mani su Panteleimoniv, reo – a loro avviso – di aver fatto diffondere notizie in favore di Ianukovich durante la rivolta anti governativa che ha messo a soqquadro l’Ucraina per tre mesi. Le violenze sono state condannate da tutto il mondo politico, e lo stesso Tiaghnibok ha criticato i suoi per l’azione ‘squadrista’. Il procuratore generale d’Ucraina, Oleg Makhnitski, ha promesso che saranno avviate indagini “obiettive” sul caso. Ma Makhnitski è un uomo di Svoboda, e in Ucraina i deputati godono di un’immunità parlamentare quasi illimitata.

(Fonte: Ansa)

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