“Un progetto di innovazione culturale, comunità e valorizzazione del territorio. Un ecomuseo urbano multimediale diffuso in più sedi, un geoblog che si arricchisce delle storie e delle immagini di mare degli utenti, un’offerta turistica e culturale innovativa. Memoria e presente del rapporto tra la città di Palermo e il mare”. Con queste parole nella home del sito online, Mare Memoria Viva si descrive. Un progetto per la città di Palermo, incentrato su uno degli elementi fisici del paesaggio più caratterizzanti. Il mare. Nelle sue diversità. Dall’orlo costiero stravolto dall’edilizia folle degli anni Sessanta, a quello “nobile” del centro storico. Diversità che hanno cristallizzato il “bello” che è rimasto tale e quello che è stato trasformato in “brutto”. Il rapporto di Palermo con il mare costituito dall’intrecciarsi di luoghi che raccontano delle storie che, a loro volta, attraversano il tempo. Per questo è necessario recuperare la memoria, farne un ulteriore elemento imprescindibile. Partendo da queste premesse la nascita di un laboratorio di ricerca nel passato e di ricostruzione di un presente meno anonimo è parsa quasi un’operazione naturale. Anche se nella realtà così non è stato.
Ora il MMV, Ecomuseo Urbano Mare Memoria Viva, esiste. Per iniziativa dell’associazione CLAC, grazie a un bando lanciato nel 2011 dalla Fondazione CON IL SUD, che ha permesso la realizzazione delle differenti fasi di ricerca e allestimento. Tanti i partner istituzionali. Il Comune di Palermo, la Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali del mare, il Dipartimento dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, il Dipartimento Architettura dell’Università degli Studi di Palermo, assieme a varie a associazioni e organizzazioni. Quello dell’ecomuseo un esempio di come, nella città dimenticata della fila di palazzi senza architettura che digradano oscenamente verso il mare, ci sia ancora spazio per la cultura. A dimostrarlo non soltanto il progetto. Ma anche i luoghi nei quali ha trovato casa. Uno, un ambiente presso l’Arsenale della Regia Marina, sede della Soprintendenza del Mare. Un altro, l’ex deposito delle locomotive della stazione di Sant’Erasmo, alla foce del fiume Oreto, sulla costa sud di Palermo. La rigenerazione di uno spazio a lungo in abbandono e poi sotto-utilizzato, la cifra di un progetto nel quale la città dimostra, prima di tutto a sé stessa, di avere ancora le forze per uscire da una prolungata impasse. L’ex deposito di via Messina marine, costruito come stazione ferroviaria nel 1882, nell’ambito della linea Palermo-Corleone, abbandonato nel 1956. Il padiglione principale e un altro piccolo edificio annesso, ristrutturati alla vigilia del Kals’Art del 2004 ed ora, dopo diversi impieghi, una delle sedi del primo ecomuseo in contesto urbano del Sud Italia. Tra il sistema di pilastri e capitelli con le caratteristiche colonne in ghisa che spesso ricorrono nelle strutture industriali del tempo, si rincorrono i ricordi, attraverso fotografie e documenti d’archivio. In gran parte restituiti attraverso installazioni video e tecnologie multimediali. A tutto questo si unisce un programma di attività didattiche, laboratori, mostre, visite guidate, invitando operatori culturali, enti e associazioni a proporre progetti a tema.
Con le Persone che non sono soltanto utenti. Ma che hanno la possibilità di farsi davvero pars construens del progetto. Come? Lasciando un contributo narrativo. Una propria tessera, determinante nella composizione di un mosaico di Tutti. D’altra parte il MMV ha un duplice scopo. Da un lato fornire un quadro, in progress, della parte bassa della città. Dall’altro costituire il luogo fisico nel quale associazioni, comitati e singoli cittadini potranno incontrarsi per discutere e confrontarsi sui problemi del centro urbano. Per immaginare la Palermo che sarà.
La sensazione, a poche settimana dalla sua apertura, è che quel contenitore di idee ed esperienze sul mare di Palermo, non fallirà il suo intento iniziale. Potrà realmente contribuire alla rigenerazione della città. A patto che l’indiscutibile effervescenza iniziale non si affievolisca con il tempo. A condizione che la battaglia contro i “promontori della vergogna”, le costruzioni che hanno quasi occupato il mare, continui ad essere combattuta strenuamente. Aiutati dai ricordi del passato e da una visione del futuro.