Walter Veltroni ha fatto un film su Enrico Berlinguer.
Il film, da quanto si evince da recensioni, commenti e interviste, è una rivisitazione del grande leader del PCI, l’ultimo degno a quanto pare.
Per carità, queste operazioni nostalgia hanno sempre una ragion d’essere se fatte con cura e buon gusto.
Però conta chi è l’autore dell’opera. Difficile immaginare un buon documentario sulla vita di Fellini diretto da Massimo Boldi: non impossibile, ma difficile.
Ecco, Walter Veltroni. Due volte sindaco di Roma, la città che sotto il suo mandato ha visto crescere il potere di Caltagirone e allargarsi il debito della città (nel 2008 ammontava a 6.9 MLD di €). Segretario del PD che non ha fatto nulla per cancellare le leggi vergogna di Berlusconi e le ruberie, per esempio, di un Penati. Vicepresidente del Consiglio e Ministro dei Beni Culturali. Deputato per 6 legislature.
E ricordiamo che fu fra quelli che per avere Rai 3 solleccitò Craxi a firmare il famoso Decreto (1985, l’anno dopo la morte di Berlinguer) che permetteva a Silvio Berlusconi di aggirare la decisione di tre pretori del 16 ottobre 1984, dando nuova vita all’impero mediatico del futuro premier. Ce lo ricorda Michele Serra nel suo libro “Il Baratto”
Un personaggio del genere così che mi viene a raccontare, con stile gauche caviar (a quanto deduco da trailer e immagini varie), l’ammirabile vita e scelta morale di Berlinguer a me fa veramente incazzare. E’ come Boldi che mi spiega Fellini.
Caro Veltroni, avevi la possibilità di mettere in pratica gli insegnati di Berlinguer ma hai preferito limitarti a filmarli, a raccontarli appena finita la tua carriera politica, come a dire:
“Io non ce l’ho fatta: non prendete spunto da me, ma da lui”.
Se avesse pensato meno ai viaggi in Africa e più alle questioni del lavoro, del patrimonio artistico, del Piano Regolatore di Roma forse avremmo un documentario in meno ma un Paese in condizioni migliori.