Condivido completamente l’articolo di Pier Aldo Rovatti apparso ieri sul Piccolo, e che allego nel link in calce. Il fatto che Matteo Renzi abbia iniziato la sua campagna di primavera dalla scuola lascia ben sperare, al di là di qualche giusta riserva sulla sua portata – appunto – propagandistica. Ma c’è anche, per lo meno in me e in alcuni amici, un timore segreto, circa il danno che una sovraesposizione dell’argomento scuola, paradossalmente , potrebbe comportare. Come se il far mostra di qualcosa, il metterla al centro, sotto i riflettori, sia il modo più palese per poterla rimuovere. E non, si badi, in seguito. Ma nello stesso gesto dell’enfasi. Possiamo ad esempio dire che basti ricostruire qualche fabbricato, o innalzare una tantum (bisogna vedere con quali coperture, dicono gli economisti) di 70-80 euro la busta paga degli insegnanti (sussunti sotto i lavoratori dipendenti che guadagnano meno di 1500 euro) per dire di aver risposto all’emergenza della scuola? O dobbiamo prima attendere quanto si paventa dalle esternazioni della ministra, o, più a monte, dalla stessa scelta renziana di mettere a Viale Trastevere un ministro espressione della più radicale visione neo-liberale sulla scuola (per intendersi, la riduzione della funzione della scuola alla promozione del cosidetto “capitale umano”)? Al di là delle parole, il senso di una politica si misura dalle azioni. Ma anche le parole possono avere un peso, visto che nella società dello spettacolo l’aspetto propagandistico e di marketing dell’effetto annuncio ha un peso rilevantissimo. Quale sarà ad esempio la via che seguirà il governo Renzi sul cosiddetto Liceo breve? La crisi della scuola non è forse dal presumere che tagliando di un anno l’età di accesso all’Università si migliorino le competenze attese dal mercato rispetto agli studenti? Ma la scuola non dovrebbe educare cittadini critici e consapevoli, e pienamente in grado di esprimere e vivere i propri diritti, al di là dell’essere ridotti a merce in vendita sul mercato (=capitale umano*)? Staremo a vedere, certo, come sempre, in gran parte impotenti e rassegnati al rigoroso peggio. Speriamo di essere contraddetti dai fatti.
* Cfr. Michel Foucault, Nascita della biopolitica, lezione del 21 marzo 1979, Feltrinelli pp. 194-198.