Questa storia del #foodporn comincia a lasciarmi un po’ perplessa. Non il fenomeno in sé, che ci sta, quanto l’hashtag correlato e la mania di usarlo per etichettare le foto di qualsiasi – e sottolineo qualsiasi – piatto.
Una delle definizioni di Food Porn recita così: «presentazione visuale di un atto gastronomico (preparazione, presentazione o consumo di cibo) studiata per amplificare a dismisura il desiderio attraverso la manipolazione dell’immagine o del suo contenuto calorico, fino alla glorificazione dell’oggetto-cibo come sostituto di un atto sessuale».
Ora, una banale pasta al tonno – quello della scatoletta e nemmeno scolato bene – è davvero degna del glorioso hashtag #foodporn? Sembrerebbe di no, ma ormai siamo arrivati al “basta che respiri” in formato gastronomico: basta che sia edibile. Un noto proverbio, che non riporterò per intero perché sono una signora una con tutte stelle nella vita, giustamente dice che in tempo di carestia etc etc.
Un toast – non un croque-monsieur, intendo proprio quel toast tristino che ci facciamo tutti quando in casa abbiamo solo pancarré stantio, sottilette e due fette di spalla comprate in un momento di taccagneria estrema – amplifica veramente il desiderio? O siamo veramente messi male, o no, non solo non lo amplifica, ma non te lo fa venire nemmeno, il desiderio.
Eppure su Instagram in prima battuta e, di conseguenza, su tutti gli altri social network, tutto il cibo è #foodporn. Tutto, compresi i croccantini del cane, i quattro salti in padella e la tisana digestiva che riduce la fermentazione addominale. Se la suddetta tisana, poi, è ritratta in foto con un po’ di bifidus di contorno, altro che «glorificazione dell’oggetto-cibo come sostituto di un atto sessuale», si va direttamente all’apice del piacere senza passare dal via.
Fotografiamo pure la sconcertante solianka mangiata in un tanto allegro quanto lercio ristorantino moscovita, ma – che diamine – non etichettiamola come #foodporn, perché è solo una zuppetta. E la pasta al pomodoro che ci siamo appena preparati è solo la triste testimonianza della nostra cena solitaria e non certo la Moana Pozzi della mezza manica.
Insomma, diamo al #foodporn ciò che è del Food Porn. Tutto il resto è solo roba da mangiare, sesso fatto bene ma più vicino a un rapporto tra le lenzuola di casa che ai frizzi e lazzi di Christian Grey: soddisfacente, ma non così estremo da sentirsi in dovere di caricare le prove su internet con l’hashtag #comemenemmenoRocco.