Dalla corrispondenza che si legge in prima pagina sul Corriere proveniente dal sommo colle del Quirinale sembra, o forse sembrerebbe, che il Presidente Giorgio Napolitano sia sul punto di dare le dimissioni visto che il governo Renzi affronta con decisione ed entusiasmo la politica delle riforme. Sembra o sembrerebbe, che questa decisione sia presa coerentemente con le dichiarazioni di inizio del secondo mandato e quindi, alla soglia degli ottantanove anni, il nostro Presidente, genericamente amato da molti ma specificamente odiato da alcuni, se ne va.
Il primo risultato evidente sarebbe quello di dover eleggere un sostituto: si delineano molte figure, quasi sempre maschi, ma che danno l’impressione di dividere il paese piuttosto di unificarlo come è il ruolo nella nostra Costituzione, del Presidente della Repubblica. Rodotà, già prescelto nel passato dai grillini, avidissimo di potere di immagine, legato in qualche modo pur di emergere a Tsipras, non sembra poter raccogliere consensi sufficenti. Prodi, avidissimo di potere reale, colui che sapeva dov’era nascosto Moro durante il rapimento, ministro e presidente dell’Iri nella Prima Repubblica, ha già fatto una prova ma ha trovato proprio a sinistra un gruppo fermo e deciso di resistenti al suo nome. La signora Bonino, noi siamo per lei ma questo è quasi una garanzia di sconfitta, ha il vantaggio di essere una donna, dunque di moda, ma lo svantaggio di non avere un partito alle spalle e di avere idee liberal-democratiche laiche e questo non è di moda.
Naturalmente tutto ciò è una corsa come il Grand Prix dove molti possono essere i partenti e molti anche gli outsiders vincitori ma per noi cittadini il problema non è tanto quello della sostituzione dell’attuale Presidente quanto quello delle riforme promesse e della volontà dell’eventuale nuovo Presidente di favorirle e portarle in porto. Perché la nostra costituzione, l’ha scoperto perfino Grillo, ha uno snodo fondamentale che passa attraverso il Presidente della Repubblica che se vuole può non firmare le leggi, probabilmente più che costituzionalmente approssimative, che gli porterà il frettoloso Presidente del Consiglio.
Si propone dunque un nuovo scoglio alla politica di Renzi che ha la caratteristica ardita di recuperare in Parlamento voti dell’estrema sinistra e nel paese consensi moderati. É un gioco difficile che si basa sul provato cretinismo degli elettori italiani ma che può scoppiargli tra le mani da un momento con l’altro per esempio nel caso dell’elezione di un nuovo Presidente della Repubblica. Nessuno è riuscito mai perfettamente a controllare il Parlamento per questo tipo di elezioni, salvo per le elezioni di Cossiga dove i controllori, ormai lo si sa, erano ben lontani dal Parlamento italiano ( a Mosca e Washington). Renzi anche con l’aiuto attivo e concreto del postcavaliere Berlusconi non riuscirà a tenere unita la baracca delle otto correnti del Pd, delle sub correnti dei partiti minori di centro e finalmente quelle dello stesso postcavaliere.
Fatte queste modeste e superficiali analisi il meglio sarebbe, date le buone condizioni di salute del nostro Presidente, che restasse nella sacrificata posizione che ha scelto ancora per qualche tempo perché la sua collocazione più che essere un tappo di bottiglia sembra essere quella di un gancio a strappo di una bomba a mano. Noi tutti siamo contrari, persino nei campi delle squadre di calcio, ai botti.