Da qualche tempo, Beppe Grillo ha deciso di istituire sul suo blog una nuova rubrica. Si chiama “giornalista del giorno” e riporta solitamente articoli o estratti di articoli critici nei confronti del Movimento Cinque Stelle. Nel corso del tempo la lista dei segnalati ha compreso anche vignettisti, comici, sondaggisti e conduttori televisivi. In genere si inseriscono solo le parole “incriminate” ma capita anche che il giornalista del giorno sia presentato a lettori con introduzioni tipo: “Maria Novella Oppo si vanta di lavorare all’Unità dalla fine del ’73. Da allora non ha mai avuto altro lavoro ed è mantenuta dai contribuenti da 40 anni grazie ai finanziamenti pubblici all’editoria” (6 dicembre 2013). Interessanti anche le foto che accompagnano gli articoli: ad esempio Ezio Mauro, direttore di Repubblica, compare insieme a De Benedetti quasi a suggellare la sua presunta sottomossione al padrone.
Ogni volta che qualcuno viene nominato, si innesca sempre lo stesso meccanismo. Una pioggia di insulti e parolacce si riversa sul malcapitato, un fiume di odio che travolge tutto e tutti, un popolo che virtualmente si arma di forconi e torce e corre a bruciare la strega, finalmente scoperta dall’Inquisizione. Non c’è mai ragionevolezza, mai un’analisi ragionata delle parole “incriminate”. Tizio viene nominato “giornalista del giorno”, tizio merita gli insulti. Una violenza virtuale che torna a far notizia solo di tanto in tanto, quando si oltrepassa anche il limite concesso al blog di Grillo. Come successo in questi giorni a Gad Lerner, oggetto di frasi naziste e antisemite, cancellato dopo che è scoppiato lo scandalo.
Chiunque conosce Internet sa benissimo di quanto sia facile, con questo meccanismo, mettere alla gogna qualcuno. Basta una foto, parole messe secondo un certo ordine, e si può scatenare la furia. Il commentatore medio non ragiona, spesso neanche legge quello che commenta. Gli basta un titolo o una parola e se può sfogare la sua frustrazione lo fa, senza porsi ulteriori problemi. L’anonimato della tastiera lo rende sicuro, nessuno saprà mai che è stato lui, proprio lui una persona così gentile, a scrivere quelle frasi e quelle parole.
E’ un problema che non riguarda solo Grillo ma l’intero Web. Succede anche all’estero: J.K Rowling, la scrittrice di Harry Potter, dopo aver preso una posizione molto critica sull’indipendenza della Scozia, è stata attaccata e insultata: qualcuno è arrivato a dirle che non è degna di dire la sua perché non è “una scozzese pura”. Razzismo e follia che dalla paludi dell’anima si riversano su Internet, un luogo dove le mura della civiltà e del rispetto cedono più facilmente.
Il problema di Grillo è che lui non può non sapere che la rubrica “giornalista del giorno”, per come è impostata, istiga gli istinti più bassi dei suoi lettori. Anche ammettendo la sua buona fede, dopo mesi e mesi non può non essersi accorto delle conseguenze che comporta. Non può non sapere che la web-violenza è comunque violenza. Non manderà all’ospedale come i manganelli dei fascisti, ma comunque ferisce e lacera. Questo mettere alla gogna chi osa criticarlo sembra quasi un voler intimidire le voci critiche: attenti, perché io ho il potere di aizzare milioni di persone contro di voi.
Sono mesi che si dicono queste cose e la risposta dei grillini è sempre stata la stessa: uno scaricabarile di responsabilità, accusando i fantomatici “troll del PD” di essere i reali responsabili delle ingiurie, scritte apposta per dare l’idea che il M5S sia un partito di fascisti e violenti. Una risposta che ignora il problema principale: Grillo stesso e il suo blog non fanno nulla per stroncare questi fenomeni. Se sono davvero contrari alla violenza virtuale, al fiume di insulti, alle frasi antisemite e sessiste basterebbe molto poco. Basterebbe chiudere l’odiosa rubrica “giornalista del giorno” e non mettere più nessuno alla gogna e forse ci sarebbero più contenuti e meno insulti.
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