Eugene Goostman ha superato il test di Turing. È successo in Russia, la notizia trapelata dai canali di tecnologia ha fatto rapidamente il giro dei media, facendo diventare il giovane tredicenne ucraino famoso in tutto il mondo.
A preparare Eugene Goostman a superare un test considerato per alcune ragioni controverso, è stato Vladimir Veselov, che ha sviluppato l’intelligenza di Eugene a San Pietroburgo, nel cuore della grande Russia.
Secondo quanto stabilito in seguito al test, dopo una breve conversazione di 5 minuti, gli interlocutori che si sono interfacciati con Eugene attraverso una chat, per il 33% hanno dichiarato di essere convinti di dialogare con una persona in carne ed ossa.
Eugene Goostman infatti non è propriamente una persona fisica, lo hanno definito un supercomputer, progettato e sviluppato per imitare un essere umano pensante. Il test di Turing, ideato da un matematico più di 60 fa è stato concepito appunto, per valutare se è quanto una intelligenza artificiale è in grado di avvicinarsi ad un essere umano pensante.
Il test di Alan Turing è utilizzato molto spesso nel campo della linguistica, per una serie di attività collegate proprio all’abilità delle macchine di sfruttare e concepire una lingua nelle forme e nei costrutti. Il test ad oggi resta controverso sebbene sia stato valutato positivamente ai fini di una verifica di alcune competenze delle macchine. Un esame, quello di Turing, considerato ancora non ineccepibile in quanto è ancora difficile stabilire se un computer sia effettivamente in grado di dirsi pensante, solo perché in grado di formulare risposte accettabili in una conversazione, le cui varianti sono differenti.
Nel caso della storia qui raccontata, l’età del chatbot Eugene, è stato identificato come una sorta di abile stratagemma per avvicinare il computer ad un essere umano, alcune laconiche risposte o la mancata conoscenza di argomenti da parte del computer-ragazzino sono considerate accettabili dagli interlocutori, in qualche modo tratti in inganno proprio dalla sua età. L’esame è stato superato, ma la domanda in sospeso aleggia ancora tra noi umani.
Può un computer pensare?