Quante risposte mancano a chiunque solleciti una soddisfazione, un rimborso delle ferite o più semplicemente dei vuoti a perdere. Essere dipendenti precede il dichiararsi, si insinua e insiste fino alla nausea, al masochismo del dolore che placa la smania fino al prossimo rimbalzo di voglie e ossessioni. Di questa ricerca tanto assoluta quanto relativa Francesca Sangalli ha ritagliato una corrente di casi che nella drammaturgia di Solo per oggi si scalzano l’un l’altro senza diritti di precedenze che non siano i turni di dialogo in gruppi di autoaiuto.
Proprio il pubblico, lo spettatore moltiplicato e inerme provoca terrore nel momento in cui Serena, dipendente dal gioco, fa spallucce e sembra invadere la scena da spaccona finché non si levano l’una dopo l’altra le maschere di quella presunta normalità che la corrode coi bisogni e la raccolta punti del supermercato. Così Viola, sex addict, mostra ancora più goffaggine e improbabilità mentre non sa dire quanti siano i minuti estranei dalla voracità dell’essere possesso fisico, e si piega da un lato all’altro di un corpo abusato e fiacco, seppur attraente e fragrante di colonie griffate.
Nella delizia della coppia imperfetta di due attrici fortemente consapevoli e insieme svagate – Alice Francesca Redini (Viola) e Francesca Gemma (Serena), bravissime a rendere il turbine delle contraddizioni più malsane e l’umanità franta, cieca di affetti – la scrittura rapida di Sangalli, il suo effetto paradigmatico e comico nel senso più amaro della sottigliezza dolente, si intreccia alla regia ritmica e intelligente di Riccardo Mallus che va in ascolto del crescendo d’amicizia tra le protagoniste. Una visione scenica in cui la totalità inesprimibile e assurda dei casi più tossici si inscrive in una competizione per il respiro nell’arco faticoso di un solo giorno.
Ventiquattro ore per crollare di ammissioni e liberarsi, assomigliare a un mondo non deragliato e di fatto in corsa per la catarsi più sofferta. Un giorno per resistere di fronte a una platea che ringrazia e coinvolge lo spettatore effettivo a decidere sulla bellezza di Viola e Serena, su una gara che è alla radice dei disagi, finché l’immagine non torna gratificante come un tempo o come durante la soddisfazione dell’urgenza.
Regia e drammaturgia non si forzano, ma anzi invocano pieno diritto di fallimento e lenta risalita delle relazioni, un incrocio dei contrari e un amalgama non sempre nocivi. Là dove esiste una trama intrinseca di teatralità nella platea di autoaiuto che, quasi come quella tragica antica, offre un piano di agognata salvezza o condanna da deliberare. Come in ogni sostanza scenica che postuli la malattia e la indaghi, le risate non mancano e sono piene, finiscono sottopelle mentre Francesca si stordisce di vino al culmine della giornata della resistenza e Viola confessa le brutture del riuso sessuale.
Al termine di una stagione teatrale che apre nuove identità, che ha visto per il terzo anno di seguito affrontarsi al Teatro Filodrammatici di Milano coppie fortuite di drammaturghi, registi e attori nel solco brutale e genuinamente istintivo delle ventiquattro ore del format di Con_testo, dove concepire testo e drammatizzazione da una notizia pescata, lo sguardo torna ai limiti imposti da se stessi e dal collettivo.
Il rischio di non saper risolversi è perenne, come la rinuncia a scegliere un interlocutore o sponsor che faccia uscire dal proprio male. La corrispondenza degli eventi e degli incontri, la miscela dell’umano e la lotteria di una scena si fissano da piani paralleli e umori misti, si tendono a un’ennesima e totalizzante solitudine rotta dal conflitto condiviso, non per forza sanato dalla circolarità delle storie.
Fino al 15 giugno 2014 TEATRO OUT OFF – MILANO
SOLO PER OGGI
di Francesca Sangalli
con Francesca Gemma e Alice Francesca Redini
regia Riccardo Mallus
produzione Giovio 15
mediapartner Paneacquaculture.net