Basta, non ne possiamo più di farci mangiare i soldi da Roma, ora per essere un po’ più vicini a casa facciamoceli mangiare pure da Venezia. Ormai il vecchio slogan “Roma Ladrona!”, nonostante la Lega del vigoroso Matteo Salvini abbia riacquistato consensi, non va più di moda e pur di non dar ragione al Carroccio ci siamo decisi a mangiare fondi un po’ più a Nord, un po’ più ad Est (sai che novità…). Vuoi che anche noi, grandi ed assidui lavoratori veneti, ci becchiamo la nostra Tangentopoli?
Come ci stanno insegnando le vicende dell’Expo, da soli si mangia meglio ma in due si mangia di più: le notizie, voci di corridoio e scoop che stanno viaggiando in queste ultime ore nelle testate venete e nazionali riguardano esponenti bipartisan. Non è colpa del Pd, di vecchi e nuovi forzisti, di leghisti o indipendentisti ma sembrano essere messi tutti dentro lo stesso pentolone di conti correnti e tangenti. L’inchiesta condotta dalla Guardia di Finanza riguardante il Mose (infrastruttura anti acqua alta formato da dighe mobili tanto contestata quanto agognata) ha portato ad una vera e propria bufera giudiziaria.
D’altronde, un’opera infrastrutturale da 5 miliardi di euro chi se la fa scappare?
Ebbene, sembra nessuno. Iniziamo a spulciare qualche nome importante dal pentolone, può essere scomodo dato che tutti hanno avuto rilevanza, se non a livello nazionale, almeno a livello locale e regionale. Solo nella giornata di ieri gli arresti sono stati 35, al sindaco Orsoni (si avete capito bene, il sindaco…) pare si vogliano assegnare gli arresti domiciliari mentre alla europarlamentare Lia Sartori e l’ex ministro forzista Giancarlo Galan è stato chiesto l’arresto e ora la questione deve passare al Senato. Ultima chicca? le manette sono scattate anche per l’ex generale della Guardia di Finanza, Spaziante. In ballo ci sono quasi 15 milioni di euro, ma di cosa sono accusati?
Iniziamo da Orsoni. L’attuale sindaco sembra essersi finanziato in maniera illecita la campagna elettorale (vittoriosa) del 2010. Giancarlo Galan invece, che è passato praticamente dappertutto e dappertutto ha fatto danni, sembra aver ricevuto fondi illeciti per circa 800mila euro. Da dove arrivano questi soldi? Qui arriva il bello perchè si apre il secondo filone dell’inchiesta.
Se infatti tutto si poteva limitare ad una Tangentopoli in pieno stile italiano (lasciatemelo dire, “mafiosetto”, ma Maniero non c’entra anche se siamo dalle sue parti) il secondo filone dell’inchiesta condotta dalla GdF riguarda due aziende consorziate al progetto Mose: la Cnv (Consorzio Venezia Nuova, che sembra aver fornito i fondi a Galan) di Mazzacurati e la Mantovani di Baita. Questi due (im)prenditori sono funzionati come un vero e proprio drenaggio di denaro statale e la loro collaborazione non è per niente causale. Mantovani e Cnv erano infatti insieme fino ai primi passi del progetto Mose negli anni ’90. Per la Guardia di Finanza si tratta di molto di più di una frode fiscale e conti esteri criptati, parole del colonnello Renzo Nisi della polizia tributaria. Piergiorgio Baita ha già messo insieme una lista di espropri che fanno accapponare la pelle, sempre che tra un po’ non esproprino pure quella: due conti correnti (di 270 sembra), una villa a Mogliano, un appartamento a Treviso, due a Lignano Sabbiadoro e uno a Venezia.
Ora resta da far luce sui fondi neri e sembra che altri dettagli possano venir fuori. Il calderone è scoppiato ma tutto il minestrone deve ancora venire fuori dato che gli arresti sono stati 35 ma gli imputati potrebbero essere più di 100. Per la cronaca, negli stessi giorni dell’affaire Mose, sono spuntati da voci di corridoio i nomi di Bersani e Fassino per gli appalti legati all’Expo 2015. Il bipartisan sembra andare un sacco di moda ultimamente, in effetti non siamo nei governi delle larghe intese?