Come già stato segnalato da molti quotidiani di Milano dal giorno 30 Giugno sono trascorsi cento anni dell’elezione di Emilio Caldara, primo sindaco socialista della nostra città. A Caldara si devono importanti iniziative in campo soprattutto dell’assistenza sociale e dell’organizzazione del comune: egli era un socialista riformista molto convinto e assai efficace nella sua azione che ebbe la sfortuna di iniziare proprio con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale. La guerra creò al Comune di Milano grossi problemi di assistenza ai reduci e ai feriti provenienti dal fronte, nonché tutte le limitazioni di vario genere che la condizione bellica comportava. Si dovette per esempio organizzare la sostituzione degli uomini partiti per il fronte con donne che guidarono i tram, lavorarono in officina, spazzarono le strade e via discorrendo. Tutte cose che Caldara seppe coordinare assai bene tenuto conto della sua specifica posizione politica poiché era stato un “neutralista attivo”, cioè non interventista ma favorevole a una politica legata ai Paesi occidentali, alla Francia e all’Inghilterra. Questa posizione era, in origine, la stessa posizione del direttore dell’Avanti Benito Mussolini, e Caldara fu tra quelli che si opposero alla sua sospensione dalla direzione del giornale e poi anche alla sua espulsione dal partito. Alla fine della guerra Caldara ricevette ufficialmente il presidente americano Wilson e fu oggetto di critiche da parte dell’ala sinistra del suo partito che non lo rielesse a sindaco ma lo sostituì con Filippetti.
Comunque lo si voglia giudicare Emilio Caldara è stato insieme a Negri, radicalrepubblicano a lui precedente, e a Mangiagalli, liberalfascista a lui susseguente, uno dei grandi sindaci di Milano nel periodo precedente la Seconda Guerra Mondiale.
Anche dopo la Seconda Guerra ci furono a Milano sindaci importanti: alcuni sono ancora viventi e non li citiamo, altri sono già stati citati dall’attuale sindaco Pisapia in base però alla tessera del partito di appartenenza. Noi crediamo che anche se non avevano propriamente la tessera socialista sindaci come Virgilio Ferrari e Pietro Bucalossi non possono essere dimenticati per fare un piacere alla residuale faziosità post socialista.
Tempi duri anche per il nostro Pisapia che pareva essere dotato di una certa obiettività storica, non foss’altro che per ragioni di famiglia.