(Es)cogito, ergo sum“Confesso di non leggere”. Cosa succede quando a dirlo è un ministro della Cultura?

    Quando Fleur Pellerin, neo ministro della Cultura francese, fa ha confessato -con irritante candore e in diretta televisiva- di non leggere un libro da due anni, aggiungendo di non conoscere l...

Quando Fleur Pellerin, neo ministro della Cultura francese, fa ha confessato -con irritante candore e in diretta televisiva- di non leggere un libro da due anni, aggiungendo di non conoscere l’opera letteraria di Patrick Modiano, vincitore transalpino del Nobel per la Letteratura 2014, noi italiani- ammettiamolo- abbiamo un po’ goduto. Non fosse altro perché di solito sono i nostri rappresentanti al governo a rendersi protagonisti di figure barbine memorabili, riprese con gran risalto dalle testate internazionali. 

Basti ricordare quando Ignazio La Russa, nelle vesti di ministro della Difesa, durante una puntata di Ballarò chiese all’assistente che gli sedeva alle spalle chi fosse Lukasenko, all’epoca presidente della Bielorussia. Oppure quando il ministro delle Politiche Agricole, Nunzia Di Girolamo, in una trasmissione televisiva, parlò della lontra dicendo fosse un uccello. Per non parlare poi dell’inesistente tunnel tra Ginevra e il Gran Sasso, celebrato in pompa magna da un comunicato stampa di Mariastella Gelmini, quando era ministro della Pubblica Istruzione.

Ma all’ilarità iniziale seguita alle affermazioni del ministro Pellerin, subentra quasi subito un vivo sconforto.

Se la lettura viene pubblicamente vilipesa dal ministro della Cultura di un Paese come la Francia, notoriamente erudito e attento a un settore ritenuto struttura portante dello Stato, che sta succedendo? Dovremo prepararci ad assistere al Requiem per la letteratura? E ancora: la Pellerin che ammette con disinvoltura di non leggere e di non conoscere nemmeno un titolo dell’opera di Modiano, che per i francesi è una sorta di gloria nazionale, non sdogana l’idea dell’approssimazione al potere? 

La dichiarazione del ministro francese dimostra chiaramente quanto leggere sia oramai considerata quasi ovunque un’attività relegata esclusivamente a chi ha del tempo libero, come se nella nostra quotidianità indaffarata ci possa essere spazio solo per le cose ‘serie’, ritenendo la lettura un banale divertissement. La questione si fa davvero allarmante perché sta a significare che non si crede più nel potere della letteratura, nel suo essere uno dei pochi antidoti capaci di risvegliare una coscienza civile collettiva sempre più addormentata.

Come se leggere fosse un lusso o- peggio ancora- la battaglia solitaria di uno sparuto gruppo di Don Chisciotte che si ostinano a battersi affinché la letteratura e la cultura possano tornare ad essere quello che erano fino al secolo scorso, ossia una linfa vitale per il benessere di un Paese e un viatico indispensabile per poter affrontare meglio la vita.

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