La legge varata ieri dal governo rischia di causare tagli lineari per le Regioni. Sindacati e studenti denunciano la possibilità di una riduzione della spesa sui trasporti e fino a 4 miliardi nella sanità. Diminuzione della spesa pubblica senza una ripartenza dell’economia e del lavoro italiano.
La legge di stabilità non crea lavoro ma diverbi. Il Consiglio dei ministri nella sera di ieri ha varato la manovra che disegna alcune linee per la ripartenza di economia e lavoro. Si ipotizza un taglio alla sanità di 4 miliardi secondo sindacati e studenti, non espresso chiaramente. Si susseguono critiche e pareri contrastanti da più parti.
Su più fronti la riforma ha ottenuto pareri negativi. Diverse sigle sindacali su tutte la CGIL, USB, sindacati di insegnanti Anief e i movimenti studentesci con Rete della conoscenza, hanno espresso opinioni contrastanti sulle possibilità e le prospettive di questa legge.
La CGIL sta promuovendo una mobilitazione nazionale il 25 ottobre contro una proposta che difficilmente avrà ricadute positive sul lavoro e l’economia. Le ultime dichiarazioni di Susanna Camusso sulla legge di stabilità sono state «non mi sembra risponda alla vera emergenza del Paese che è quella di creare lavoro e dare risposte all’occupazione». Secondo la leader del sindacato la legge promossa dal Governo Renzi non risolve il problema lavoro, non crea prospettive e non migliora i problemi legati alla mancanza di occupazione.
Rete della conoscenza attacca duramente il Governo Renzi «Il Governo Renzi gioca sporco e non affronta i temi fondamentali per ricreare le condizioni della buona occupazione – dichiara Riccardo Laterza, portavoce nazionale della Rete della Conoscenza – Da un lato, malgrado la retorica, mancano l’introduzione di una forma di tutela universale che copra tutte le forme di lavoro atipiche, un piano industriale e un programma di investimenti pubblici. Dall’altro, i tagli lineari della spending review avranno pesanti ricadute sulla spesa sociale e sulle misure di welfare previste ai vari livelli dello Stato».
Il movimento studentesco denuncia un taglio lineare di circa 5,8 miliardi nel 2015 alle Regioni, se si sommano alla legge varata ieri il Dl Salva Italia, il Decreto Irpef, e legge 147/2013,. Una diminuzione di fondi che avrà ricadute negative su sanità e trasporti, servizi di prima necessità per i cittadini e per le fasce più deboli.