Ce ne accorgiamo tutte le mattine guardandoci allo specchio: la cosa che ci viene meglio è prenderci in giro. Ci vediamo sempre più belli, interessanti e affascinanti di quello che siamo in realtà. E non funziona solo con l’aspetto fisico: infatti, del tutto arbitrariamente, siamo convinti che “gli altri” siano sempre un po’ più stupidi, lenti, cattivi e presuntuosi di noi. Il fatto è che quasi mai ci rendiamo conto che anche noi facciamo parte del gruppo de “gli altri” di chiunque altro ci osservi, quindi nel ragionamento c’è qualcosa che non torna.
La realtà è che una parte del cervello inganna l’altra: per autogiustificarsi, per non vedere una verità spiacevole, o per credere di essere migliori di quanto si è. Freud ci era andato vicino con il suo concetto di «autoinganno», peccato che poi abbia preso la tangente con l’invenzione più letteraria che scientifica dell’Es, dell’Io e del Super Io.
Però l’intuizione rimane: ogni azione umana è frutto di inganno e autoinganno compresa, appunto, la letteratura. Dal Don Chisciotte di Cervantes, all’Idiota di Dostoevskij, dal Pinocchio di Collodi arrivando perfino alla Bibbia, tutto è finzione, esagerazione, raggiro. Senza menzogne e inganni “I Promessi Sposi” sarebbero ancora più noiosi di quanto già non sono: gli studenti, da generazioni, avrebbero dovuto erigere un monumento a Don Rodrigo, altro che divina provvidenza.
Perché però la “materia grigia”, che poi grigia non è, funzioni così come funziona ancora non è chiaro. Non è un caso che dallo Human Brain Project europeo all’iniziativa Brain americana, buona parte della ricerca mondiale tenterà nei prossimi anni di comprenderne i meccanismi di funzionamento, investendo ingenti capitali per raggiungere lo scopo.
Alcune cose però già sono note: il cervello è attivo e in uso ininterrottamente, i neuroni e le cellule coinvolte nel pensiero non sono mai completamente inoperose e non esistono aree “in cerca d’autore”, ma tutte sono correlate a specifiche funzioni.
Basta leggere i saggi di Antonio Damasio, tra i quali il bellissimo “L’errore di Cartesio”, per capire come una minima lesione al lobo frontale possa cambiare completamente la vostra personalità, rendervi più aggressivi o docili, impedirvi di provare emozioni e, addirittura, farvi diventare irriconoscibili agli occhi di vostra moglie (dunque non necessariamente una cosa negativa).
Oppure basta sfogliare “Connettoma” di Sebastian Seung per capire come funziona davvero il pensiero a livello di sinapsi e connessioni neurali, pagando però il prezzo di dover ammettere che, con buona probabilità, il libero arbitrio non esiste (motivo per cui potrete sempre ritenervi non completamente responsabili di aver scelto di leggere proprio il libro di Seung).
Insomma, la scienza ci dice che la psicanalisi di Freud e Jung, con i tortuosi e scabrosi retroscena sessuali, archetipi e sincronicità a gogò, essendo completamente sganciata dalla biologia evolutiva, dalla genetica e dalla biochimica molecolare, è un elemento di pura fantasia, quasi più di un romanzo di Dan Brown o di Harry Potter.
Un esempio? La spiegazione di Freud alle nausee da gravidanza è «la ripugnanza che la donna prova per il marito e il suo inconscio desiderio di abortire il feto oralmente». Forse una popolazione primitiva della Papua Nuova Guinea, se mai doveste avere l’occasione di chiederglielo, potrebbe darvi una spiegazione più plausibile. La verità invece è che, come sostiene la biologa Margie Profet, le nausee delle donne incinte servono, dalla preistoria a oggi, ad inibire le donne dall’ingerire vegetali che sono carichi di tossine pericolose per il feto nei primi mesi di gravidanza. Tutto qua.
Quindi, se volete sapere come funziona davvero il cervello e tutto ciò che ne deriva, paturnie e psicodrammi compresi, non andate da uno psicanalista, ma affidatevi a un neuroscienziato. In questo caso almeno nessuno vi dirà mai, perché non è vero, che usate il cervello solo al 10% solo per propinarvi -ovviamente a pagamento- esclusive e inconcludenti terapie che dovrebbero aumentarne la percentuale di utilizzo. Nella peggiore delle ipotesi, vi diranno semplicemente la verità: cioè che lo usate al 100%, ma che lo utilizzate male.
La convinzione diffusa secondo la quale tutti quanti portiamo a spasso un cervello sottoutilizzato, esclusi alcuni circoli politici e intellettuali dove invece è requisito indispensabile per esservi ammessi, è una grande bufala. Ma nonostante questo, anzi forse proprio per questo, l’idea si è diffusa in modo capillare a tutti i livelli, dal fruttivendolo sotto casa agli sceneggiatori di Hollywood.
L’ultimo caso che li ha visti coinvolti attivamente (purtroppo gli sceneggiatori, non i fruttivendoli) è quello di Lucy, di Luc Besson: un film in cui c’è Scarlett Johansson che impara ad utilizzare il suo cervello al massimo delle potenzialità, diventando così una sorta di mostro informatico onnipresente e onnisciente.
Ma anche questo è un inganno: infatti Scarlett Johansson rimane sempre la stessa, anche dopo aver girato il film. È l’Homo Sapiens invece che, dalla notte dei tempi, si instupidisce istantaneamente, fino ad utilizzare anche meno del 10% del suo cervello, al primo batter di ciglia di una qualsiasi Donna Sapiens, figurarsi della Donna-Sapiens-Johansson.
Dimostrazione del fatto che la neuroscienza potrà pure dirci la verità sul cervello, le sue sinapsi e la biochimica che lo governa, ma Freud con la sua perniciosa libido, pur non avendo capito nulla, aveva capito tutto.
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