Va detto che il Decamerino del febbraio ultimo scorso,a proposito della nostra politica fauna marina, non ha sbagliato quasi nessuna previsione.
Infatti, se si esclude l’europeo 40,8% di Renzi (e non è certo poca cosa) la nostra mappa faunistica marina è rimasta pressoché immobile aldilà di spruzzi e sprazzi sopra e sotto il pelo dell’acqua: il barracuda Renzi (in leggero affanno) e lo squalo Berlusconi (sempre un po’ menomato) continuano a dividersi il campo di caccia sotto l’occhio vigile della Megattera Napolitano (sempre più insofferente dello sciacquio inconcludente attorno alle riforme invocate) mentre le orche grilline ingoiano sempre più rospi che prede, insidiate da un nuovo esemplare di totano gigante emergente dai fondali leghisti.
Il mare però sta peggiorando: aumenta l’inquinamento da disoccupazione, deflazione, recessione conflittualità sociale e le prede tradizionali come le sarde dipendenti o disoccupate si accalcano in branchi aggressivi e così pure i soliti avannotti, tranne finora le cernie pensionate rimaste senza rappresentanza.
Forse il barracuda eviterà elezioni anticipate non solo perché stoppato dalla megattera, ma per evitare d’esser spiaggiato da una marea, non solo locale, schiumante di ribellioni, ancora in assenza, fortunatamente, di pesci pallottola, finora.