Dal Vertice APEC al G20 di Brisbane
Si è appena concluso il vertice APEC di Pechino, che ha riunito nella capitale cinese i leader dei paesi della vasta area del Pacifico. Un vertice il cui tema e risultato principale è stato senza dubbio l’accordo sino-americano sulle emissioni di gas serra. Che sia stato siglato, dopo un lungo e segreto negoziato, proprio a Pechino è fatto di grande portata simbolica.
La megalopoli cinese ha esibito infatti un inusuale cielo terso, frutto del temporaneo blocco totale delle attività industriali, del traffico e di ogni altra attività inquinante (banditi perfino i barbecue). La normalità pechinese è ormai infatti una riedizione del leggendario smog londinese di fine ottocento, ma su scala gigantesca. Uno coltre venefica e perenne che miete migliaia di vittime ogni anno. Il sistema cinese, oggi primo produttore mondiale di gas serra, che finora aveva sempre evitato qualsiasi negoziato in materia, ha dovuto riconoscere ed affrontare quello che è ormai un colossale problema di salute pubblica.
Musica diversa invece in Australia, dove il Premier Abbott, presidente di turno del G20, ha evitato in ogni modo che i temi ambientali fossero messi al centro del dibattito. Il tema del G20 deve essere l’andamento dell’economia mondiale, ha sostenuto per tutto il 2014 il Premier conservatore Australiano. Soprattutto in una fase come questa in cui la congiuntura mondiale volge al peggio e l’obiettivo è quello di non ricadere in una nuova recessione.
Abbott ha fatto della lotta alla Carbon Tax introdotta dal precedente governo laburista uno dei suoi cavalli di battaglia fin da quando era leader dell’opposizione. Non può quindi permettersi di mettere al centro del vertice internazionale più importante mai ospitato su suolo Australiano un tema del genere. Tuttavia, la pressione dell’opinione pubblica non permette a nessuno di negare il problema ed anche il governo australiano si sta muovendo per spingere il sistema economico a ridurre le emissioni, mediante incentivi alle energie rinnovabili e altre policy sostitutive.
L’altro tema del vertice sarà l’elusione fiscale delle grandi corporation. Tema giunto alla ribalta anche in Europa proprio in questi giorni, grazie al caso LuxLeaks e fortemente dibattuto anche a queste latitudini. In tempi di tagli al Welfare e tasse che crescono è infatti difficile accettare che le grandi aziende possano pagare agli stati cifre praticamente simboliche, insinuandosi tra le pieghe delle porose legislazioni fiscali di un mondo in cui i capitali possono muoversi liberamente. Si discuterà in particolare del cosiddetto profit-shifting, cioè della pratica con la quale le grandi multinazionali spostano i profitti verso le sedi in cui la tassazione è più benevola. I paradisi fiscali e la concorrenza tra stati sono ormai un grosso problema democratico, vedremo come verrà affrontato in una Brisbane blindata da misure di sicurezza senza precedenti. La discussione preparatoria è stata svolta a Cairns dai ministri delle finanze dei paesi OCSE, che hanno inviato al G20 un action plan da implementare entro il 2015.
Anche l’Italia parteciperà al vertice, rappresentata da un Renzi che concorda totalmente con gli obiettivi fissati dalla presidenza Australiana: rilancio della crescita, creazione di posti di lavoro e gestione dei numerosi focolai di crisi internazionali. Renzi ha avuto stamani (ora costa est australiana) un trilaterale con il Premier Australiano Tony Abbott e lo spagnolo Rajoy. Durante il weekend del vertice sono previsti incontri anche con Putin e il nuovo presidente indiano Narendra Modi, con il quale si presume verrà affrontata anche la spinosa vicenda dei marò.