Il test non si ripete. La smentita ufficiale del Miur arriva a tarda sera, alle 21.30 di ieri l’ufficio stampa del Ministero dell’Istruzione comunica che i test di medicina svolti da migliaia di studenti e sbagliati dal Cineca con l’inversione delle domande, non si rifarà.
Il 29 e 31 ottobre si è svolto per la prima volta il concorso nazionale per le Specializzazioni Mediche che ha di fatto svincolato la scelta del percorso di studio dalla raccomandazione di turno, in quel sistema malato giocato tra alunno e docente-dottore, e delle attese per la precedenza di altri candidati. Come a dire che la professione medica è tutta basata su un rapporto di ordine nelle file piuttosto che nell’ordine del merito. Ma questa è un’altra storia.
Il Cineca, consorzio che ha gestito il concorsone, mettendo a disposizione strutture e postazioni, spendendo del denaro per la realizzazione di tutto il sistema, ha commesso però un piccolo errore che ha causato nel giro di poche ore un grande problema e una insormontabile protesta degli aspiranti medici. Lo sbaglio, una inversione delle domande per l’Area Medica (29 ottobre) con quella dei Servizi Clinici (31 ottobre), fallo che ha generato delle problematiche per settori e aree disciplinari, facendo risultare il test non valido.
In seguito allo sbaglio il Miur ha subito ufficializzato l’invalidità dei test. Il direttore del Cineca ha presentato le dimissioni. I test da rifare a carico del Cineca. Sembrava tutto risolto, ma un tardivo comunicato giunto ieri in tarda serata, probabilmente pensando di passare inosservato, ha di nuovo cambiato le carte in tavola ufficializzando che «le prove per l’accesso alle Scuole di specializzazione in Medicina del 29 e 31 ottobre non dovranno essere ripetute […]Abbiamo trovato una soluzione che ci consente di salvare i test. La Commissione ha vagliato i quesiti proposti ai candidati per l’Area Medica (29 ottobre) e quella dei Servizi Clinici (31 ottobre) stabilendo che, sia per l’una che per l’altra Area, 28 domande su 30 sono comunque valide ai fini della selezione. I settori scientifico-disciplinari di ciascuna Area sono infatti in larga parte comuni»
Secondo Gianluca Scuccimarra, portavoce dell’Unione degli universitari, l’unica soluzione che potrebbe adottare il governo per non andare incontro ad una valanga di ricorsi è quella di aumentare a 12mila le borse di studio. Ma occorrerebbe trovare circa 600/700 milioni di euro in più.
Decine di migliaia di aspiranti dottori subito si sono messi sul piede di guerra e hanno pensato ai ricorsi per l’errore. Mobilitazioni e proteste sono giunte anche da Link Coordinamento universitario che ha organizzato diversi presidi davanti la struttura in Viale Trastevere, a cui hanno aggiunto la protesta contro il nuovo riordino delle risorse per l’FFO, che ha diminuito maggiormente i fondi dedicati al sostegno degli studenti costretti al probabile versamento di tasse più onerose. Nuovamente l’Università taglia risorse e grava sul futuro dei giovani, tradendo i diritti allo studio.