Chiude dopo un anno e un mare di polemiche l’operazione Mare Nostrum, istituita dopo il terribile naufragio nell’ottobre del 2013 quando un’imbarcazione della Libia affondò portandosi con sé 300 persone.
Ora ci troviamo con una nuova operazione (Triton) che avrà meno fondi per sorvegliare le coste e per soccorrere i migranti in fuga dai loro paesi.
Quel che peggio, rimaniamo con un’opinione pubblica che mostra con sempre maggior forza il volto del razzismo senza avere una chiara idea né dei motivi, né dei numeri, né delle possibilità legate al fenomeno dell’immigrazione.
Urlatori come Salvini, Grillo e altri, più o meno noti, la fanno da padrone nella discussione pubblica, alimentando un clima di terrore e di violenza verso l’altro che distrae tutti dai veri problemi del Paese.
Cerchiamo perciò di fare un po’ di chiarezza.
partiamo dal principio.
I Richiedenti Asilo, ovvero la maggioranza dei migranti che cercano di entrare nel nostro Paese via mare o via terra, vengono da diversi Paesi.
Per legge internazionale (convenzione di Ginevra 1951), chiunque scappi da una situazione di guerra ha il diritto di chiedere asilo, ossia ha diritto che gli venga riconosciuta la necessità di essere difeso da regime violenti e sanguinari.
Stando alle fonti del Ministero dell’Interno, nell’ultimo anno c’è stata un’impennata dei richiedenti asilo soprattutto da alcuni paesi: Pakistan, Nigeria, Mali, Gambia, Bangladesh e Ucraina. Come si può facilmente capire, non tutti arrivano via mare.
In Europa la popolazione più numerosa di richiedenti asilo proviene da Siria, Russia e Afghanistan, tre regioni in guerra in cui l’occidente ha un ruolo centrale nel mantenere il conflitto vivo.
E dove vanno questi migranti?
Stando ai dati forniti da enti nazionali e internazionale, l’Italia non è assolutamente la meta più ambita: è una meta di passaggio. I rifugiati sono stremati, ma non stupidi: sanno bene che qui le cose vanno meno bene che, ad esempio, in Germania.
Come di vede dai dati, i Paesi che trattano il maggior numero di richiedenti asilo in Europa sono: Germania (oltre 100.000 richieste nel 2013), Francia, Svezia, Turchia, Inghilterra e poi Italia con circa 30.000 richieste in media all’anno. Si ricorda che nel 66% dei casi (dati 2013) le richieste non sono accolte e il migrante viene rimpatriato.
Per quanto riguarda l’Italia è da segnalare che fra il 2013 e il 2014 ha avuto il più alto incremento di richieste d’asilo in EU, mentre è la Germania, come già segnalato, il paese con il più alto numero di rifugiati. Spiace notare che nonostante l’aumento dei flussi, il numero di clandestini individuati dalle autorità nazionali è sceso del 10%, segno di una minor capacità di fronteggiare il problema. Che i tagli operati dal Governo in tema di sicurezza abbiano un qualche ruolo in questa ridotta capacità è più di un sospetto. Se l’emergenza sono i clandestini, invece di investire sul Ponte sullo Stretto, basterebbe dare più strumenti alle forze di polizia.
La situazione dunque è complessa, poiché negli ultimi anni, a causa delle guerre in Medio Oriente e delle crisi in Africa, il numero di migranti è salito.
Per contrastare l’ondata esistono diverse soluzioni.
La più intelligente prevedere la riduzione delle cause di immigrazione: senza guerre, povertà, epidemie e regimi dittatoriali, l’immigrazione conterebbe un numero di persone molto inferiori, ampiamente gestibili da ogni paese. Questa strategia però non è mai perseguita, al di là delle dichiarazioni ufficiali di stampo umanitario, soprattutto perché richiedere strategie di medio lungo periodo.
L’altra soluzione è un sistema temporaneo di accoglienza, più o meno quanto facciamo ora.
I vari programmi varati dal governo italiano negli anni hanno sortito ottimi effetti.
I centri di identificazione e le politiche di gestione dei migranti non hanno portato, oggettivamente, a problemi particolari. L’integrazione in Italia non crea grandi problemi (si pensi a cosa accade in Francia o a Londra prima di inalberarsi leggendo questa affermazione!).
L’ultima grande rivolta dei migranti in Italia è quella di Rosarno dove i raccoglitori di arance protestavano per lo stato di schiavi in cui vivevano a causa di spietati produttori di arance. Non mi pare che lì la situazione sia migliorata, né che i raccoglitori di pomodori nel Sud Italia vivano in condizioni migliori. Insomma, se c’è un grave problema clandestini o immigrati illegali, questo è legato allo sfruttamento operato da Italiani nei loro confronti.
Poi c’è la questione economica dei programmi di tutela dei rifugiati, vero cavallo di battaglia di molti partiti. Tutti urlano che la gestione dell’immigrazione costa molti soldi. Gli slogan tipici sono:
1. gli diamo 35€ mentre ci sono italiani senza lavoro!
2. allo Stato costano più di 600 milioni l’anno!
3. li mettiamo a vivere in albergo, mentre ci sono italiani senza casa!
Dei soldi stanziati per ogni rifugiato, solo il 7% arriva nelle tasche del rifugiato (2,5€ come diaria), il resto è stanziato da italiani per altri italiani: soldi che servono per pagare alloggio (lo Stato che paga gli albergatori, ad esempio), i pranzi (forniti da imprese o associazioni italiane), ecc… Paradossalmente, senza i rifugiati molti soggetti avrebbero meno lavoro e meno risorse. Non è un caso che la Marina Militare, impiegata direttamente nei pattugliamenti nel Mediterraneo, abbia esposto le sue rimostranze verso il Ministro Alfano per la chiusura dell’operazione Mare Nostrum: per loro era un’ottima fonte di risorse per svolgere il loro lavoro. Come ricordato altrove, la Marina fa pattugliamenti nel Mediterraneo, altrimenti impiegherebbe i suoi mezzi per le esercitazioni, sostenendo comunque i costi (parliamo di circa 120.000€ al giorno).
Appunto, le risorse. Stando ai dati ufficiali, i fondi stanziati sarebbero di circa 190 milioni, più un fondo di 20 milioni per i minori, più un fondo di 30 milioni fornito direttamente dall’UE per l’Italia. Totale: 240 milioni, circa 660.000€ al giorno.
Tolte le spese per i pattugliamenti e i recuperi, abbiamo un residuo di 530.000€ al giorno, sufficiente per coprire le spese di poco più di 15.000 rifugiati ogni giorno.
Dal momento che le cifre parlano di circa 30.000 rifugiati che si trovano nel nostro paese (o con il diritto di soggiorno o in attesa di valutazione), un cifra sensata pare una spesa intorno ai 500 milioni di Euro. Una cifra consistente, a meno che non si ricordi che esistono ingenti fonti di finanziamento europee già concesse all’Italia (il fondo Europeo per le Frontiere ammonta, al 2013, a 170milioni, quello per i richiedenti asilo a 26 milioni)
Certo, potrebbero essere spesi in altro modo se non avessimo i rifugiati: ma ci sono e non possiamo farci niente. Se non arrivano dal mare, arrivano via terrà, e non è possibile fermarli se non con la violenza.
Un’opzione che non perseguiremmo mai, se non altro perché molte organizzazioni in Italia traggono beneficio dai clandestini o dai rifugiati: si pensi alla prostituzione (siano noi Italiani a andare a puttane alimentando il mercato, mai dimenticarselo!), al già citato sistema agricolo e in generale al traffico di rifugiati gestiti delle mafie.
Inoltre, argomento da pochi considerato, il ruolo svolto dall’Italia è funzionale, in termini di geopolitica, al controllo del nostro paese sui traffici nel Mediterraneo fra Paesi UE e Nord Africani, un interscambio che nel 2013 aveva per l’Italia un surplus di più di 70 miliardi.
Ora parte l’operazione Triton, con un budget che è la metà di Mare Nostrum. Il messaggio è chiaro: a differenza di Mare Nostrum, l’operazione Triton prevede di pattugliare solo le coste nazionali, per cui chi si troverà in difficoltà in acque internazionali non verrà necessariamente soccorso. Questa è la risposta politica alle pressioni contro l’immigrazione: lavarsene le mani, lasciarli morire in mezzo al mare.
In fondo molti penseranno che sia meglio così, abbandonarli al loro destino!
Molti sono stufi di vedere persone diverse in giro per l’Italia.
Meglio soli, con la nostra età media elevata, con un sistema pensionistico insostenibile senza le nuove forze da altri paese, con la nostra mentalità stantia, priva di nuovi stimoli.
Perché poi è chiaro che i problemi del nostro Paese vengono dai richiedenti asilo.
Pensiamo all’Ebola: non abbiamo ancora avuto un caso, mentre la legionella di marchio nostrano già fa vittime in Lombardia. Colpa dei rifugiati!
Pensiamo a Genova: milioni di danni e una città in ginocchio. E il governo che spinge ancora, nello sblocca Italia, per la cementificazione del Paese. Colpa dei rifugiati!
Pensiamo all’evasione milionaria di Berlusconi (386 milioni di dollari), capace di pagare da solo quasi l’intera operazione Mare Nostrum. Colpa dei rifugiati!
Pensiamo al Mose (per essere bipartisan): un’opera il cui costo finale sarà superiore ai 4 miliardi, ben oltre i 1.5 miliardi previsti. Colpa dei rifugiati!
Pensiamo alle spese pazze dei consiglieri regionali, dal Piemonte di Cota, alla Lombardia di Formigoni, passando per il Friuli di Tondo. Migliaia, se non milioni di euro sprecati. Colpa dei rifugiati!
Potrei andare avanti, ma non servirebbe.
Continueremo a essere arrabbiati e a non trovare soluzioni ai nostri problemi, ma almeno sapremo a chi dare la colpa!