E ora qualcosa di completamente diversoScioperiamo?

A proposito dell'imminente Sciopero Generale del 5 dicembre indetto dai Sindacati dei Comparti Pubblici della CGIL, scrive Ernesto Carbone, componente della segreteria del PD, sul suo profilo Twitt...

A proposito dell’imminente Sciopero Generale del 5 dicembre indetto dai Sindacati dei Comparti Pubblici della CGIL, scrive Ernesto Carbone, componente della segreteria del PD, sul suo profilo Twitter™:

il 5 dicembre è un venerdì poi sabato, domenica e lunedì 8 dicembre che è festivo.. il ponte è servito #Coïncidence

Chi ironizza sulla data del 5/12 per lo Sciopero Generale è uno sciacallo, replica la Segretaria Generale della CGIL Susanna Camusso; la polemica sulla data, aggiunge Landini della FIOM, è una sciocchezza. Rincalza il portavoce della Camusso Massimo Gibelli sul suo blog sull’Huffington post (gruppo Espresso, non Lotta Operaria):

«I lavoratori italiani sciopereranno il primo venerdì di dicembre non certo per andare in vacanza, come raccontano i professionisti e i polemisti della politica, quelli che non sanno le regole e che spesso non hanno mai lavorato; quelli che neppure conoscono i sacrifici che un lavoratore deve compiere quando decide di scioperare e rinunciare alla paga di un’intera giornata. Quegli stessi che pensano ai lavoratori, come fancazzisti, assenteisti, bestie da soma alla ricerca di un ponte per spendere i propri guadagni in un resort o in un viaggio all’estero (perché è questo quello che loro farebbero)»

E sul suo profilo Facebook™, il segretario della CGIL Friuli Venezia Giulia , Franco Belci, ricorda:

«Non vale la pena rispondere sui motivi “tecnici” che ci hanno indotto a scegliere il giorno, tra gli obblighi delle regole della regolamentazione e le vacanze di Natale»

Perché mai si sciopera?

Sul sito della CGIL si può leggere il comunicato del Comitato Direttivo CGIL Nazionale. Dopo un’intera pagina di parole spese a ricordare:

  1. il successo della manifestazione del 25 ottobre;
  2. il fatto che la CGIL sia un’associazione aperta e che guarda oltre i propri confini;
  3. i generici rischi legati al Jobs Act e Legge Stabilità;
  4. la grave situazione economica;
  5. il successo della mobilitazione unitaria dei Sindacati dei Pensionati (!) del 5 novembre;
  6. la sempre più evidente scelta del Governo di flirtare con Confindustria;

il comunicato finisce con: «La CGIL plaude con convinzione alla scelta dei sindacati dei comparti pubblici di proclamare per il 5 dicembre uno sciopero generale unitario».

Alcune considerazioni.

Primo:

Quelli del PD dovrebbero fare meno ironia sulle date e le scadenze.

Mi pare che le molte promesse di Renzi si siano già scontrate con la realtà.

Secondo:

La costituzione italiana, art. 39, sancisce la centralità dei sindacati come organi di rappresentanza dei lavoratori nella stipulazione dei “contratti collettivi di lavoro”

Sommando gli iscritti ai tre sindacati principali, CGILCISL e UIL, si ottengono, dati del 2013, poco più di 12 milioni di tesserati, su circa 22 milioni di occupati.

Purtroppo, il 45% dei tesserati appartiene alla categoria dei pensionati, soggetti che potremmo definire “non interessati” rispetto ai contratti collettivi di lavoro.

Facendo due conti, escludendo i pensionati, il 26% della forza lavoro (occupati + disoccupati) in Italia è iscritta a uno dei tre sindacati principali. E la mediana dell’età degli iscritti in Italia è la più alta d’Europa.

Il principale sindacato italiano, la CGIL, è anche quello con la più alta presenza di pensionati, il 52% degli iscritti, circa 3 milioni di persone. Se la sua forza si basa sul numero di iscritti, sappiate che il 10% della forza lavoro è tesserata CGIL.

E quanti disoccupati sono iscritti alla CGIL? 15.133, circa lo 0,2% dei tesserati, lo 0,5% dei disoccupati totali (Uil e Cisl non riportano il dato…)

E quanti lavoratori aticipi? 67.632, cioé l’1,2%. In CISL gli atipici sono 43.796, pari all’1% degli iscritti. La UIL riporta il numero di iscritti alla UILtemp.

In Italia i contratti a tempo determinato, cioè la stragrande maggioranza degli atipici, rappresentano il 13% del totale degli occupati. Nel sindacato rappresentano solo lo 0.9% degli iscritti.

Forse c’è un problema strutturale nei sindacati e nelle loro capacità di rappresentare il domani della società, un problema anche più grave di quello dei partiti.

Terzo:

Si potrà obiettare che chi è sempre stato vicino al sindacato, manterrà la tessera anche da pensionato; inoltre, i precari difficilmente si potranno sindacalizzare data la loro condizione lavorativa. Allora guardiamo dentro la Pubblica Amministrazione.

Stando alla relazione annuale della Ragioneria Generale (cap. 5), il numero dei dipendenti pubblici nelle PA è in costante diminuzione dal 2002. Negli ultimi 6 anni, la PA ha perso circa 200.000 dipendenti, attestandosi a circa 3.050.000 dipendenti nel 2012. In sostanza, i dipendenti pubblici rappresentano in Italia circa il 16% della forza lavoro e costano circa il 10% del PIL.

Comunque, i dipendenti pubblici iscritti ai sindacati sono il 41% del totale; quelli iscritti alla CGIL circa il 20% del totale.

Nonostante questa forte sindacalizzazione, l’unico settore che ha vissuto il blocco degli stipendi almeno dal 2012 a oggi è proprio quello pubblico.

Un settore poco capace di rinnovarsi, nonostante la forte presenza dei sindacati che, come dicono loro, dovrebbero tutelare tutti i lavoratori.

Quarto:

Anche la Camusso aveva capito che gli scioperi generali non servono, come disse il 10 dicembre al Corriere: “Lo sciopero generale non è più il modo di difendere i diritti“.

Pertanto, sorge la domanda: perché si sciopera? Quale obiettivo specifico si vuole raggiungere?

Personalmente, mi piacerebbe un sindacato capace di impegnarsi su un solo specifico obiettivo e che portasse avanti la mobilitazione a oltranza, come appena accaduto in Germania nel comparto dei trasporti, un Paese dove i pensionati rappresentano solo il 20% degli iscritti al sindacato.

Alcune proposte specifiche? Eccole:

  1. Ridiscutere l’insostenibilità del sistema della Cassa Integrazione;
  2. Aumento della tassazione sui fondi pensione dal 11,5% al 20%;
  3. Nessuna novità sul fronte dei dipendenti pubblici. Assunzioni ferme, troppi dirigenti e molto ben retribuiti, scarsa mobilità fra uffici e competenze;
  4. Eccessiva frammentazione dei contratti di lavoro e mancanza di specifiche tutele per gli atipici;
  5. Mancata abolizione del Senato e delle Provincie: quindi, nessuna riduzione delle tasse;
  6. Scomparsa del tetto alle pensione d’oro: quindi, nessuna riduzione delle tasse;
  7. Nessun passo avanti su corruzione e auto-riciclaggio: quindi poca capacità di incidere sull’evasione fiscale per ridurre le tasse;
  8. Mantenimento in essere di tutele fuori dal tempo per certe categorie professionali (ognuno ha i suoi esempi…)
  9. Investimenti strutturali molto rischiosi: dal mantenimento dell’ente che si occupa del Ponte sullo Stretto alla recenti novità sulla TAV Torino-Lione, alla corruzione del MOSE (circa 4 miliardi buttati via) o dell’EXPO;
  10. Introduzione nella Legge di Stabilità di leggi che potrebbero favorire la cementificazione del Paese, aumentando il rischio idro-geologico;
  11. Nessuna delle centinaia di aziende partecipate inutili viene eliminata: quindi, nessuna riduzione delle tasse;
  12. Accordo legge elettorale ancora con le liste bloccate, nonostante il parere della Consulta, sottoscritto con il pluricondannato Berlusconi;
  13. Sistema fiscale che perpetua l’ineguaglianza sociale;
  14. Spiccioli per la ricerca, per la famiglia, per le malattie gravi;
  15. Nessun piano strategico su edilizia e energia verde;
  16. L’organizzazione precaria del trasporto pubblico locale e nazionale;
  17. eccetera, eccetera, eccetera…

Sarebbe davvero bello se i sindacati s’impegnassero insieme su una sola di queste proposte e portassero avanti la battaglia fino alla fine. Perché se la causa è nobile e l’obiettivo chiaro, saremo di nuovo tutti dalla vostra parte.

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