Fumo di chinaComics & Science

Scienza e fumetti in Italia hanno condiviso a lungo un destino comune, sostanzialmente negletti dal pensiero comune (per tacer di chi faceva informazione) ma soprattutto schiacciati dalla millenari...

Scienza e fumetti in Italia hanno condiviso a lungo un destino comune, sostanzialmente negletti dal pensiero comune (per tacer di chi faceva informazione) ma soprattutto schiacciati dalla millenaria cultura letteraria della penisola, che mal digeriva l’essenzialità e il pragmatismo fra l’anglosassone e il protestante che pervade gli uni e l’altra.

L’ineluttabile trascorrere del tempo ha tuttavia cambiato qualcosa perfino nel Bel Paese, dove abbiamo potuto godere nella lingua di Dante felici commistioni fra sapere scientifico e narrativa disegnata come i graphic novel Un pensiero abbagliante. Niels Bohr e la fisica dei quanti (Sironi 2007) e Logicomics (Guanda 2010), ma anche veri e propri saggi come Superman contro Newton. I supereroi dei fumetti e la loro scienza (vera e falsa) (Apogeo 2005) e La fisica dei supereroi (Einaudi 2007).

L’anno scorso lo studio Symmaceo Communications di Milano (fondato dagli appassionati cum grano salis Andrea Plazzi e Mattia Di Bernardo) ha portato alla nascita di pubblicazioni ex novo in collaborazione con Roberto Natalini (direttore dell’IAC – Istituto per le Applicazioni del Calcolo del CNR di Roma), programmaticamente intitolate “Comics & Science” (perché la scienza è noiosa solo quando gli uomini la rendono tale…), lanciate al Festival della Scienza di Genova e alla fiera Lucca Comics & Games, per essere poi distribuite nelle librerie e fumetterie dello Stivale.

Dopo Leo Ortolani presenta: Misterius (2013), quest’anno l’albo s’intitola Tuono Pettinato: OraMai (2014), godendo dell’estro di quell’Andrea Paggiaro da Pisa che – dopo aver scelto uno meraviglioso pseudonimo da uno dei volumi nella Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges – aveva già visualizzatosu testi di Francesca RiccioniEnigma. La strana vita di Alan Turing (Rizzoli Lizard 2012).

Come appare da queste anteprime, la storia è a colori (c’è una dominante magenta, ma tecnicamente è una quadricromia) anche se il brossurato (52 pagine, 6 euro) è stampato in bianco e nero con una scala di grigi: con il suo caratteristico stile – semplice e diretto, lieve e spiritoso, ma anche estremamente profondo e… disarmante – Tuono Pettinato coinvolge il lettore nel suo ragionare in prima persona niente meno che sul tempo, “questo essere impalpabile che si lascia alle spalle una scia di rughe e polvere”. Impresa non da poco, che vanta innumerevoli precedenti di chiara fama, in gran parte rappresentati fra le sapienti vignette del fumetto, ricche di dotte citazioni ma anche della celeberrima puntata “Tempo di leggere” del telefilm Ai confini della realtà. Una piacevole boccata d’aria fresca che si vorrebbe vedere più spesso, per combattere l’odioso snobismo che da sempre in Italia vede in ogni àmbito la divulgazione sottomessa della predicazione (con rare eccezioni, dalla storia narrata da Indro Montanelli, ai programmi tv di Piero Angela e il figlio Alberto).

Ancora una volta, alla storia a fumetti si affiancano articoli e interviste d’approfondimento, fra cui un divertente reportage della fumettista Mabel Morri sul viaggio estivo al neo60enne CERN di Ginevra con una decina di compagni, fra cui il collega Francesco Cattani, il designer Giacomo Gambineri e gli sceneggiatori Antonio SerraFrancesco Artibani, che a loro volta trasferiranno nelle loro storie l’esperienza nel centro di ricerche d’eccellenza europea (il fisico Marco Delmastro dialoga con lo stesso Tuono Pettinato sulla sua ossessione per il tempo, emersa già nell’infanzia e narrata nella sua autobiografia disegnata Il magnifico lavativo).

A conti fatti, un albo importante: perché contribuisce a rendere più maturo il panorama dell’intera cultura italiana, dimostrando fra l’altro quanto e come si possa trasmettere l’entusiasmo e l’amore per la scienza (che, guarda caso, si risveglia ogni volta che la Samantha Cristoforetti di turno ci ricorda di cosa siamo capaci), in un Paese che in genere sembra più impegnato a farlo dimenticare.

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