Giorgio Napolitano mi ha spesso ricordato il Bianconiglio di Alice, ma in termini peggiorativi, il contrario cioè di un cuor di leone.
Mi hanno rinfrescato la memoria gli articoli di Galli della Loggia sul Corriere e di Alessandro Da Rold su Linkiesta di una settimana fa. Ambedue richiamano dagli atroci anni ’90 la lettera che Sergio Moroni indirizzò all’allora presidente della Camera, Giorgio Napolitano, poco prima di suicidarsi.
Ambedue sottolineano come Napolitano diede lettura di quella drammatica lettera, così lucida e profonda, senza aprire alcun dibattito in Assemblea.
Bettino si leverà il cappello, peraltro mai portato (forse il basco) alla severa critica di Galli della Loggia rimangiandosi forse l’invettiva e la definizione che ne diede nel 1985 di “intellettuale dei miei stivali” in omaggio ora all’obiettività sua a distanza di quasi vent’anni a tutto scapito del “coraggio” di Napolitano. Ad esso si riferisce anche Da Rold citando pure altre due lettere di Craxi a Napolitano, oltre che a Spadolini presidente del Senato, presenti nel libro su Moro di Salvatore Sechi, a proposito dei finanziamenti occulti al PCI dall’URSS, con particolare attenzione alla figura di Ugo Pecchioli. Non solo le lettere rimasero senza risposta, ma evaporò letteralmente il rapporto che Naoplitano con Craxi aveva stretto assai, precedentemente. Proviamo ad andare molto indietro con la memoria: al 1964 e agli articoli su Rinascita di Giorgio Amendola, vero mentore di Napolitano, articoli che proponevano, in sintesi, la formazione di un partito unico della Sinistra (PCI + PSI). Essi provocarono duri attacchi e l’isolamento nel partito per Amendola, cui mancò un sostegno vero di Napolitano che neanche mosse un dito a fronte d’una vera caccia agli amendoliani, soprattutto giovani ed in particolare a Milano.
Si potrà dire che il “realismo” di Napolitano fu premiato sino a portarlo e riportarlo in cima al Colle, dove ha svolto certamente opera oculata e autorevole che dovrà essere analizzata e approfondita dagli storici, certamente non con il metro di Travaglio che è in qualche modo l’altra faccia di quella medaglia che presenta da un lato il Gran Coniglio e dall’altra lo Sciacallo.