A gennaio il nuovo Presidente tunisino Essebsi dovrà scegliere un primo ministro per formare il primo governo democratico arabo. Con la guerra in Siria, la posta in gioco è internazionale: il compromesso tunisino impedisce l’omologazione del mondo arabo sul modello islamo-liberale del Qatar.
In politica questa diversità è la garanzia di un vero pluralismo.
La stabilità della Tunisia è precaria per via di una disoccupazione allarmante prima ancora della sicurezza. Sul fronte sicurezza molto c’entrano i rapporti ambigui del partito islamista Ennahda con la fronda interna salafista. Senza contare le infiltrazioni jihadiste tra Algeria e Libia. E’ ora che Ennahda dichiari la sua posizione: con i terroristi o per la democrazia.
Intanto, mentre la sorte della Tunisia dipende dalla salute di Essebsi – il Napolitano tunisino – ieri è stato arrestato dopo una sentenza della corte militare il figlio di un colonnello ucciso durante la rivoluzione nel 2011, Yassine Ayari. Il suo avvocato Ben Amor è membro del partito di Marzouki, il candidato vinto da Essebsi alle presidenziali.
Yassine Ayari è un attivista islamista a stretto contatto con l’esercito tunisino, un piccolo esercito attualmente diviso (come la polizia) tra pro e anti-islamisti. L’esercito tunisino è stato già molto indebolito dagli attacchi terroristi del monte Chaambi.
E’ facile dedurre che Yassine Ayari non è affatto un semplice “blogger” come ama eufemizzare la stampa. E con i suoi contatti nell’esercito, non puo’ certo essere definito un “civile” ordinario.
E’ chiaro il tentativo di voler far passare Ayari per whistleblower ma Ayari non è il Manning arabo, non ha fornito documenti segreti a enti neutri come Wikileaks bensi ha usato informazioni per destabilizzare il processo democratico e favorire un partito: Ennahda ovviamente.
E’ quindi giusto che Ayari venga processato dalla corte militare. E l’arresto – per ora perfettamente regolare – non puo’ essere strumentalizzato dalle organizzazioni dei diritti umani.
Nessuno si chiede come mai la figura di Yassine Ayari, scappato a Parigi dopo la sentenza grazie a Marzouki, sia tornata casualmente utile all’indomani della vittoria dell’anti-islamista Essebsi.