Gorky ParkL’Ucraina tra illusioni e realtà

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Se nel Donbass le armi tacciono e il cessate il fuoco viene in sostanza rispettato, la diplomazia internazionale continua il proprio lavoro per risolvere quei problemi che l’inverno ucraino ha solo congelato. Sia dietro le quinte che allo scoperto a tirare le fila è il presidente Petro Poroshenko, che prima di Natale ha invitato a Kiev i capi di stato di Bielorussia e Kazakistan per cercare la mediazione a distanza con la Russia. Alexander Lukashenko e Nursultan Nazarbayev, buoni alleati di Vladimir Putin, sono arrivati in Ucraina con lo scopo di provare a ricucire quello strappo tra Mosca e Kiev che in realtà ha avuto effetti collaterali anche per i rispettivi paesi. Bielorussa e Kazakistan fanno parte con la Russia dell’Unione Euroasiatica e i rapporti commerciali con l’Ucraina ora in versione europeista si sono un po’ arrugginiti.

Il premier ucraino Arseni Yatseniuk è andato in Germania per aggiornare dopo la Befana la cancelliera Angela Merkel. La Germania è il principale mediatore tra Kiev e Mosca, impegnata in un difficile lavoro per cercare di conciliare posizioni ancora troppo lontane. Ma forse qualcosa si muove, anche in vista del vertice a quattro di Astana: il 15 gennaio nella capitale del Kazakistan potrebbero infatti incontrarsi i leader di Ucraina, Russia, Germania e Francia, come già successo lo scorso ottobre a Milano. Nessuna illusione però che scoppi la pace, tant’è che da Kiev sono state annunciate nuove mobilitazioni che nei prossimi mesi coinvolgeranno oltre 100mila soldati. La crisi militare potrebbe acuirsi già in primavera, andando ad aggravare quella economica che è tutt’altro che risolta.

“L’anno più difficile dalla fine della guerra mondiale”: così Valera Gontareva, governatrice della Banca Centrale ucraina, ha definito il 2014 appena chiuso, sigillato con un disastro per l’economia dell’ex repubblica sovietica. Crollo del prodotto interno lordo del 7,5%, inflazione al 21, casse dello stato vuote in attesa che arrivino gli aiuti della comunità internazionale. La grivnia ha perso in dodici mesi quasi metà del suo valore nei confronti del dollaro. La guerra nel Donbass ha spinto il paese verso il baratro e le prospettive per il 2015 non sono certo rosee. Il conflitto è sì in freezer, ma non risolto, e a primavera si aprirà di nuovo non solo il dossier militare, ma anche quello del gas con la Russia, messo per ora in naftalina.

A Kiev c’è chi ha sfoderato ottimismo, dopo che il parlamento ha approvato in extremis la legge finanziaria, con previsoni che però rischiano di andare a rotoli se il conflitto del Donbass non si estinguerà o se, ancora peggio, altre regioni tra Kharkiv e Odessa, cominceranno a traballare. La realtà è buia e il paese rischia davvero il tracollo, se non arriveranno presto le iniezioni di liquidità del Fondo monetario internazionale. Il programma già avviato per complessivi 17 miliardi di dollari potrebbe non bastare e gli esperti da Washington dovranno discutere nei prossimi giorni con il governo di Kiev l’attuazione delle riforme promesse e non ancora avviate.

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