Argentina agrodolceUna “Storia Pazzesca” costerna l’Argentina

È una storia pazzesca, ma purtroppo non è nè una scena del nuovo film di Almodovar, nè un modo di dire, ma un nuovo capitolo insanguato della storia argentina, un "relato selvaje", che di nuovo pa...

È una storia pazzesca, ma purtroppo non è nè una scena del nuovo film di Almodovar, nè un modo di dire, ma un nuovo capitolo insanguato della storia argentina, un “relato selvaje”, che di nuovo parla di violenza, insicurezza, corruzione.

Il procuratore argentino Alberto Nisman, che aveva denunciato la presidente Cristina Kirchner di aver negoziato in segreto l’impunità per gli iraniani imputati per l’attentato contro l’associazione ebraica AMIA, un crimine che vent’anni fa vide la morte di 85 persone ma che ancora oggi rimane nell’impunità, è stato trovato morto nel bagno della sua casa a Puerto Madero.

In una calda notte d’estate, a pochi passi dagli eleganti docks illuminati e rumorosi del porto di Buenos Aires, un colpo di pistola alla testa fa ripiombare l’Argentina nell’oscurità, nella paura e nell’indignazione. Suicidio o omicidio?

Vicino al corpo è stata ritrovata una calibro 22, ma ancora non esistono elementi per chiarire l’accaduto. Secondo fonti ufficiali, Nisman nelle ultime settimane si sentiva fortemente minacciato. Da giorni il suo nome era su tutti i giornali, da anni investigava sull’attentato dell’AMIA e proprio oggi era atteso davanti al Parlamento per esporre la sua denuncia contro la presidente Kirchner e contro il ministro degli Esteri Hector Timerman, accusati di aver raggiunto un accordo con Teheran concedendo l’immunità ad agenti segreti iraniani coinvolti nell’ attentato, in cambio di una fornitura di greggio dall’Iran. 

Stasera l’Argentina si rimette in marcia, chiamando “el pueblo” a manifestare nelle piazze delle città in nome della giustizia e della democrazia, gridando all’unisono “Yo soy Nisman”.

Nisman

È una storia pazzesca, ma purtroppo non è nè una scena del nuovo film di Almodovar, nè un modo di dire, ma un nuovo capitolo insanguato della storia argentina, un “relato selvaje”, che di nuovo parla di violenza, insicurezza, corruzione.

Il procuratore argentino Alberto Nisman, che aveva denunciato la presidente Cristina Kirchner di aver negoziato in segreto l’impunità per gli iraniani imputati per l’attentato contro l’associazione ebraica AMIA, un crimine che vent’anni fa vide la morte di 85 persone ma che ancora oggi rimane nell’impunità, è stato trovato morto nel bagno della sua casa a Puerto Madero.

In una calda notte d’estate, a pochi passi dagli eleganti docks illuminati e rumorosi del porto di Buenos Aires, un colpo di pistola alla testa fa ripiombare l’Argentina nell’oscurità, nella paura e nell’indignazione. Suicidio o omicidio?

Vicino al corpo è stata ritrovata una calibro 22, ma ancora non esistono elementi per chiarire l’accaduto. Secondo fonti ufficiali, Nisman nelle ultime settimane si sentiva fortemente minacciato. Da giorni il suo nome era su tutti i giornali, da anni investigava sull’attentato dell’AMIA e proprio oggi era atteso davanti al Parlamento per esporre la sua denuncia contro la presidente Kirchner e contro il ministro degli Esteri Hector Timerman, accusati di aver raggiunto un accordo con Teheran concedendo l’immunità ad agenti segreti iraniani coinvolti nell’ attentato, in cambio di una fornitura di greggio dall’Iran. 

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