Arrivano i primi segni di cambiamento nel nuovo panorama culturale francese dopo l’inaugurazione della Fondation Vuitton. Suzanne Pagé, la direttrice artistica della fondazione Vuitton ha presentato il programma del prossimo vernissage della fondazione disegnata da Gehry: sarà una mostra storica interamente composta da prestiti pubblici che aprirà il 1° Aprile.
La mostra s’intitolerà “Le chiavi di una passione” alludendo forse un po’ alla passione artistica del neo-mecenate francese Arnault in cerca di legittimità storica. A Parigi, saranno perciò riuniti i capolavori che hanno rivoluzionato la storia dell’arte moderna da Munch a Mondrian a Rothko.
A metà aprile la mostra sarà poi completata con opere recenti della collezione privata di Arnault, da Warhol a Gilbert & George, dando così un immediato effetto di continuità storica con gli artisti da lui collezionati – cioè in parole povere gli artisti sui quali ha investito, per lo più americani.
Con la Fondazione Prada che aprirà con una mostra di arte classica, notiamo quanto ormai palpabile è il bisogno di scientificità nelle giovani fondazioni private e la cosa merita tutta la nostra attenzione.
Cominciamo dalla più evidente inversione di tendenza: la Fondation Vuitton – un museo privato – chiede prestiti a musei pubblici. I musei mobilitati per la supermostra alla fondazione Vuitton sono internazionali: l’Ermitage, la Tate, il Moma, il Guggenheim di New York, la Kunsthaus di Zurigo, il Pompidou e il museo Munch di Oslo.
Non un museo italiano nella lista, tanto per ricordarci che lo Stato italiano è fuori gioco in queste fondamentali transazioni internazionali.
L’Italia sarà comunque rappresentata da un artista, uno solo, Severini – essendo Giacometti svizzero. Di Severini, un maestro Futurista, i capolavori-chiave non figurano nelle collezioni dei musei italiani. Questo significa che lo Stato Italiano non può decidere quali artisti e quali opere mandare in una mostra internazionale.
Chi presterà Severini alla fondazione Vuitton? Il Guggenheim indubbiamente, fra le tante opere-chiave in suo possesso. Imbattibili musei americani, una lungimiranza diventata oggi un potere indiscutibile che non siamo in grado di contestare.
Resta il problema della plausibilità della raccolta della Fondation Vuitton, ovvero quanto la fondazione presenterà a Parigi come opere-chiave della storia dell’arte moderna. Una pretesa ambiziosa e rischiata. Ecco l’elenco degli artisti annunciati, in ordine di precedenza storica: Matisse, Munch, Dix, Kupka, Severini, Delaunay, Léger, Giacometti, Malevic, Mondrian, Picabia, Rothko.
Rothko? Cosa c’entra un Espressionista Astratto americano con gli artisti tra il Post-Impressionismo e le prime avanguardie europee?
In questa raccolta salta agli occhi che Rothko è l’intruso e mescolarlo ai suoi predecessori rivela una forzatura imbarazzante. Rothko realizza i suoi capolavori tra gli anni ‘40 e ‘50 sviluppando l’astrattismo russo (forse per affinità culturali). La curatrice Suzanne Pagé dovrà spiegarsi o ammettere di seguire convenienze più che la storia dell’arte.
Le Figaro ha già lanciato la polemica notando la differenza di trattamento del museo di Oslo tra pubblico e privato: la mostra su Munch del Pompidou nel 2011 non ha avuto l’onore di accogliere il masterpiece di Munch, il Grido, eccezionalmente prestato ora alla fondazione Vuitton.
Oggi su Twitter, il Presidente del Pompidou Alain Seban ha preso le distanze dalla polemica precisando che nel 2011 il museo Pompidou non aveva chiesto il Grido in prestito. Ciò non toglie che il Grido avrebbe fatto sicuramente la differenza.
Essendo nella lista dei musei prestatori della prossima mostra alla Fondation Vuitton, capiamo che il Pompidou è costretto a fare buon viso a cattivo gioco. Ma nei tweet del Presidente del Pompidou oggi, si percepisce un certo qual interesse per il seguito della polemica.
(di Raja El Fani)